Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Into the Wild, tra le montagne siciliane, per dare un senso all’esistenza e provare a “salvarsi” (ma da che cosa?). Biagio lascia tutto e diventa un eremita. Solo lui e la natura. Fino all’incontro con un cane, che salva dalla morte, e con due pastori. Luoghi e persone che Scimeca conosce bene, visto che è cresciuto in quelle montagne (e si vede). Poi c’è la svolta, l’incontro con San Francesco e con Dio, il pellegrinaggio ad Assisi, la scelta di dedicarsi agli ultimi tra gli ultimi nella sua Palermo, diventando “frate Biagio”. Come evitare sia la cronaca distaccata (“raffreddare” il soggetto sarebbe come tradirlo) sia l’adesione appassionata (a rischio agiografia)? Scimeca lo fa mettendo in scena il film e il suo autore, la storia di Biagio e le ragioni per cui vale la pena raccontarla, la vicenda emblematica del personaggio ma soprattutto l’incontro con la persona. Cerca di “indicare” piuttosto che spiegare. C’è la vita di Biagio Conte evocata per episodi, luoghi, visioni. Ma c’è anche il regista che racconta la propria crisi – personale e creativa - e che cerca una risposta nelle scelte di un missionario laico. Ci vuole coraggio per girare un film così fragile e sincero, così denso e sconnesso. Un film che a volte sembra voler dire troppo e a volte invece si ritrae con pudore, lasciando in sospeso tra l’emozione di aver conosciuto un uomo giusto, un puro, e lo stupore per ciò che in lui eccede la nostra comprensione: la fede, il dono totale di sé, la “felicità senza limiti”. Bello.
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