Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Ritrovo a cena per un gruppo di amici cinquantenni; una coppia annuncia di aspettare un figlio. La gioia e l'eccitazione generali si spengono alla rivelazione del nome riservato al pargolo. E gli antichi dissapori ritornano a galla.
Sono al cinema con amici, parte il trailer ('prossimamente') de Il nome del figlio. Gente che parla del nome del figlio in arrivo. Tutti si meravigliano per il nome del figlio. Qualcuno si arrabbia per il nome del figlio. Questo nome del figlio scatena incomprensioni, litigi, riappacificazioni. Ma naturalmente nel trailer non viene mai detto il nome del figlio. "Benito", sussurriamo sconsolati tutti quanti in sala all'unisono, abbassando lo sguardo al pavimento per l'inevitabile senso di disagio provocato dalle immagini sullo schermo. L'Archibugi non azzecca un film da parecchio tempo - si aggiunga che non girava per il cinema da Questioni di cuore, 2009 - e di certo con questa storia stracca e insignificante, sorta di kammerspiel per borghesucci cinquantenni annoiati in un'inesistente Italia del 2015, non poteva seriamente attendersi un ritorno in auge in grande stile. Certo, il lavoro è compiuto in maniera professionale e il cast a disposizione fa il suo dovere; ma il risultato cambia poco, quando si parte con tali basi. La sceneggiatura che la regista ha scritto insieme a Francesco Piccolo proviene (con la massima evidenza, d'altronde) da un testo teatrale, Le prenom di Alexandre de La Patelliere e Matthieu Delaporte; i due autori ne avevano già tratto un film da loro stessi diretto, appena tre anni prima: Cena tra amici. Un'altra ragione che sarebbe stata sufficiente a desistere dall'impresa. Così non è stato e pazienza: Il nome del figlio è apprezzabile artigianato malamente assistito dai contenuti e, nel cinema italiano di questi anni, viene da pensare che sia già un prodotto di fascia superiore. Purtroppo, certo, purtroppo. 2,5/10.
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