Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Gran bel film, di un genere e di uno stile che raramente vediamo sugli schermi e di provenienza italiana (diciamolo, perchè i francesi hanno già famigliarità con la materia). E qui sta il punto. E qui sta la motivazione del perchè ho dovuto vedere il film un paio di volte. Facciamo un passo indietro, al 2012. I francesi portarono sullo schermo "Cena tra amici", che in Francia fu un caso cinematografico quasi quanto quello di "Quasi amici", un trionfo. Che non nasceva dal nulla ma era la felice trasposizione al cinema di un rodatissimo successo teatrale. E la cosa singolare fu che gli attori che si prestarono alla versione cinematografica erano gli stessi di quella teatrale, che dunque dei loro personaggi conoscevano ogni risvolto, il che consentì loro prestazioni eccellenti da veri mattatori. Io di quel film mi innamorai, ricordo che lo vidi tre volte. Quindi entrai in fibrillazione quando venni a sapere che Francesca Archibugi ne aveva realizzato un remake italiano. E veniamo ai giorni nostri. Il film mi ha divertito ma il confronto con l'originale francese si è reso inevitabile (oserei dire brutale). E così -con una punta di delusione che si insinuava in me- ho scelto di rivederlo una seconda volta, mutando atteggiamento. Il discorso è semplice: quello del 2012 fu un caso irripetibile, del tutto a se' stante, e dunque è sbagliato fare un raffronto. Se analizziamo QUESTA versione dobbiamo attenerci a ciò che vediamo. E vediamo un film splendido, accorato, emozionante, coinvolgente. Una cosa è evidente: non è un film destinato ai giovanissimi, che si annoierebbero mortalmente. Ma chi è nell'età della maturità ed è dunque consapevole dei dolori come delle gioie della vita vissuta, non può che restare sedotto dai racconti di queste misere esistenza, delle loro ipocrisie e vigliaccherie. così come della loro solitudine ma anche della capacità di amare e di perdonare. Insomma, in questa famiglia italiana è rappresentata la Commedia Umana. Senza sconti per nessuno, perchè ciascuno ha le proprie piccole meschinità nell'armadio, siamo tutti deboli e fragili, ognuno vulnerabile. Ma è l'amore che ci (li) salverà, in nome di ciò che aspetta un bambino a cui è stato appena reciso il cordone ombelicale. E' lui (o lei?) la sola nostra visuale di speranza. E le immagini che precedono i titoli di coda sono in questo senso ugualmente dolcissime e strazianti, con quel parto mostrato quasi per intero. E non si può non rimarcare che quello ripreso in quella sequenza è il parto VERO della cara Micaela Ramazzotti, che per questo film (prodotto come è noto dal marito Paolo Virzì, a mio avviso decisamente il miglior cineasta italiano) si è messa in gioco personalmente come poche altre attrici avrebbero saputo (o voluto) fare. La trama è nota ormai, ed è di una semplicità estrema. Una manciata di persone (tutte imparentate o comunque collegate fra loro) una sera si ritrovano per una cena. Che diventa -come si può intuire- un pretesto per affondare il coltello nelle piaghe delle proprie vite, "sparando fuori" tutto quello che era sempre stato malamente celato, e questa "liberazione" non può che aprire vecchie e nuove ferite. Sui flyers leggerete "Genere Commedia" ma in realtà è un Dramma, aggiungerei un Dramma dei Sentimenti. Ci sono in questo "dramma sentimentale" diversi (piccoli e grandi) snodi narrativi, ma ce n'è uno in particolare che è poi il colpo di scena centrale, quello clamoroso, che è talmente azzeccato e geniale da scatenare (quasi) l'applauso in sala, di fronte alle reazioni (ognuna diversa e "speciale") dei vari personaggi messi a conoscenza di un dettaglio cui sarei tentato di accennare ma sarebbe un vero delitto se lo raccontassi qui. Il cast per forza di cose (in un film come questo fatto apposta come banco di prova attoriale) non poteva che essere di qualità superba. Alessandro Gassman talmente straordinario anche nelle minime sfumature che il padre Vittorio se fosse ancora vivente sarebbe orgoglioso di lui. Valeria Golino (reduce dal'interpretazione assai scadente nel film di Salvatores) qui si muove a suo agio come non mai. Lo Cascio poi è formidabile, non sbaglia un colpo, offrendo una prova memorabile. Rocco Papaleo anche lui meraviglioso, stralunato in maniera assolutamente amabile. E infine una Ramazzotti talmente dolce e intensa che non si può non amarla (e che splendida mamma!). Chapeau per tutti, attori in primis, ma anche a regista e produttore. Ragazzi, questo è ORO se raffrontato alla media dei filmetti e filmacci italiani in uscita nelle sale (Bova, Argentero e soci: nascondetevi!!)
PS: dimenticavo la raffinata colonna sonora di Battista Lena.
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