Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Il copione è quello scritto da De La Patellière & Delaporte, prima per il teatro e poi per il cinema, con Cena tra amici. Le ipocrisie, del centrodestra e del centrosinistra, intorno al tavolo borghese della periferia romana, sono invece quelle italiane: il merito maggiore di Archibugi e Piccolo è nella capacità di adattare il testo alle contraddizioni del Belpaese, fra la macchietta e il ritratto agrodolce in odor di Paolo Virzì. Il quale è presente in veste di produttore e nume tutelare (oltre che in quelle di vero papà del neonato alla cui nascita, filmata in diretta, assistiamo nel finale): le schermaglie sociopolitiche si muovono nel solco di Ferie d’agosto e Caterina va in città, con Lo Cascio professore che pare riprendere il suo personaggio di Il capitale umano e la Ramazzotti dolcemente coatta come in Tutta la vita davanti. Il cast asseconda con energia il ritmo dei dialoghi, che dalla baruffa futile sul nome del nascituro arrivano progressivamente a svelare altarini e peccati di ognuno dei presenti, legati da amicizia ventennale. Un adattamento intelligente, guastato in parte da scelte registiche che sembrano temere la natura teatrale dell’originale: una macchina da presa in perenne, non sempre funzionale, movimento, e una serie di flashback utili solo a ribadire l’ovvio. Una cosa, poi, non possiamo perdonare: il momento grande freddo con trenino sulle note di Telefonami tra vent’anni di Lucio Dalla.
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