Regia di Josef Wladyka vedi scheda film
Esordio del regista colombiano Josef Wladyka, MANOS SUCIAS (letteralmente “mani sporche”) racconta l'epopea drammatica che due fratelli, all'insaputa uno dell'altro coinvolti in una pericolosa missione volta a trasportare dalla costa pacifica della Colombia fino a Panama un ingente bottino di droga nascosto in un siluro a pelo d'acqua trascinato da una piccola barca a motore.
I due si ritrovano coinvolti nel rischiosissimo progetto per cercare di trovare i soldi l'uno, il più grande, per cambiare vita e fuggire in seguito alla morte del proprio figlioletto, ucciso come un cane randagio per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato; il giovane invece, appena diciottenne, deve provvedere a mantenere il neonato appena concepito dalla propria giovanissima compagna.
Inseguiti e scortati da un minaccioso emissario dei mandanti, sottoposti a controlli da parte di una guardia costiera che li sorveglia e bracca come prede, i due fratelli verranno coinvolti in una drammatica epopea che riesce anche ad avvincere per ritmo teso e ritmo del racconto, concitato e ben raccontato, sullo sfondo di una natura rigogliosa e plumbea che non concede attenuanti, e di una umanità crudele e omicida che si difende con scatti di violenza ed ira che lasciano segni indelebili o mortali.
Rincorse nella boscaglia su strade ferrate poco più che improvvisate, inseguiti dalla polizia, all'inseguimento dei traditori, il film non concede tregua fino ad un finale che non riesce proprio a celebrare un successo ma solo il trionfo dell'amarezza e del rimorso.
Una gran bella sorpresa, per un film che ha ricevuto il premio del pubblico al Tribeca Film Festival.
Due interpreti che sembrano recitare se stessi, ma lo fanno con una professionalità ed un mestiere da attori navigati; un paese selvaggio dove la civilizzazione è servita solo a portare violenza e morte, traffico clandestino, povertà ed indigenza.
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