Regia di Tom Tykwer vedi scheda film
Un film posseduto da Tom Hanks, impregnato di Tom Hanks, fagocitato da Tom Hanks. Tutto il resto è più o meno irrisorio.
Tom Hanks cerca tra le sabbie del deserto di convincere il re di uno stato arabo ad investire nella nuova tecnologia americana che consente di riprodurre sotto forma di ologrammi immagini apparentemente tridimensionali.
Per farlo gli mettono a disposizione una grande ma spartana ed essenziale tenda fuori dal centro direzionale, dove attendere informazioni circa i tempi e le condizioni dell'importante incontro, che sembra giorno dopo giorno più complicato ed effimero.
Intanto, cura la sua salute con una dottoressa che gli aprirà, oltre ad un minaccioso bubbone sanguinante sulla schiena, anche il suo cuore discreto di donna musulmana e divorziata.
L'attore americano, al solito, occupa per intero le storie che lo riguardano, lasciando al resto poco o nulla. E come al solito lo fa bene, riempiendo i vuoti narrativi di una vicenda nella quale si intersecano la crisi economica di una grande nazione (cosiddetta) democratica come l'america, e lo sviluppo tecnico ed industriale basato sullo sfoggio plateale e vuoto di un nuovo potere mondiale.
In mezzo, la nuova vita del personaggio principale tenta di scrollarsi di dosso le vecchie paure indigene per accogliere un nuovo futuro in terra straniera. Visto il luogo in cui si svolge la vicenda, mi vien da commentare il film come "potabile".
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