Regia di Dino Risi vedi scheda film
Lago Maggiore, 1946: un ragazzotto nullafacente, girando in panfilo, conosce un fanfarone con moglie bisbetica e bella cognata vedova di guerra (più o meno). Poi la moglie viene trovata morta: incidente, omicidio o suicidio? Il mondo è quello tipico di Piero Chiara, ossia la provincia paciosa che nasconde i suoi misteri. Però il film è piatto, con poca suspense: le cose stanno proprio come sembrano fin dall’inizio e la narrazione va avanti senza riservare sorprese neanche nel finale, quando ci sarebbe stata la possibilità di ribaltare le attese. Tognazzi è sempre lui: puttaniere, buongustaio, cialtrone impunito; la Muti fa gli occhi maliziosi per acchiappare il pubblico, e per buona misura ci sono anche i nudi integrali di due biondone svizzere. Ma sono tempi da rimpiangere, quelli in cui un personaggio di finzione poteva chiamarsi Berlusconi senza nessun secondo fine.
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