Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Uno dei film che ha ricevuto, alla sua uscita, le reazioni più contrastanti, dovute soprattutto al fatto che fu l'opera di Tornatore successiva al premio Oscar per "Nuovo Cinema Paradiso". "Stanno tutti bene" - titolo che secondo me deriva da una frase pronunciata dal protagonista del "Viaggio a Tokyo" (1953) di Ozu - non è un gran film, ma non è nemmeno da bistrattare. Ha una buona idea di partenza, un grande attore che si sacrifica dietro a ingombranti occhiali con lenti a culo di bottiglia, un buon inizio, e qualche felice intuizione qua e là. L'ambizione sociologica naufraga in un manicheismo un po' grossolano, anche perché, in fondo, il fallimento e la delusione sono proprio quelli del protagonista, più che quelli dei suoi figli (eccettuato Alvaro) che hanno delle vite perfettamente normali, come quelle della maggior parte degli italiani. Il messaggio non è poi nemmeno troppo pessimista, perché i nipoti di Matteo sono tutti bravi figlioli, a cominciare da quell'Antonello che ha messo incinta la fidanzatina. Il messaggio finale è quello di non caricare i figli di troppe illusioni che rispecchiano più le ambizioni dei genitori che le reali possibilità delle giovani generazioni in una società comunque difficile. E purtroppo qualche volta c'è bisogno di una piccola bugia, come quella che racconta Matteo alla moglie defunta, e cioè che, appunto, "Stanno tutti bene".
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