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Stanno tutti bene

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stanno tutti bene

di axe
7 stelle

Matteo Scuro è un distinto pensionato della provincia di Trapani; dopo la morte della moglie - alla quale continua a parlare, come se lei gli fosse vicina - vive solo. Riceve, occasionalmente, la visita delle famiglie dei suoi cinque figli, che sa ben sistemati in giro per l'Italia. Poichè i contatti sono sempre più radi, l'anziano decide di andare a trovarli, certo di far loro una lieta sorpresa. Intraprende un lungo viaggio in treno, che lo porterà nelle località d'Italia ove i figli hanno famiglia e carriere: Napoli, Roma, Firenze, Milano e Torino. La realtà delle loro esistenze è ben diversa da come gli è stata raccontata; ne rimarrà sopreso ed amareggiato. Film drammatico diretto da Giuseppe Tornatore e ben interpretato da Marcello Mastroianni, il quale recita nel ruolo di Matteo; uomo di cultura, amante dell'opera lirica, approdato alla pensione dopo decenni di lavoro al servizio della pubblica amministrazione, legatissimo alla moglie ed attento alla sorte dei figli, il protagonista è un uomo che appartiene al passato. Non immagina che le società urbane abbiano poco in comune con quella di quel lembo di Sicilia nel quale ha trascorso l'intera esistenza. Trova conforto nel "monologo" con una persona morta da tempo; i figli, educati con metodi ormai desueti, spinti al successo ad ogni costo ed aiutati, in ciò anche con strumenti poco leciti (raccomandazioni, etc.), per lui, sono rimasti i bambini di una volta. Purtroppo, le cose non sono andate come egli sperava e credeva. I figli non hanno primeggiato in nulla; hanno vissuto vite normali, come milioni di altre persone, condividendo con esse gioie, dolori, malattie, modesti successi, delusioni sentimentali e lavorative. Le loro vite sono state segnate dalle aspettative di quel padre così premuroso che non potevano deludere; pertanto hanno deciso di mentirgli, lasciandogli credere, tramite i loro racconti, di essere le persone che l'anziano genitore vantava di aver cresciuto. E' stato loro possibile sostenere la finzione finchè essi si recavano in visita presso l'abitazione di Matteo; quando i ruoli di padrone di casa ed ospite si invertono, non lo è più. Durante il suo viaggio, complice anche l'incontro con un'altra persona anziana, vedova e madre, Matteo, comprende qual è la realtà, quali sono stati i suoi errori nell'educazione dei figli; pur avendo acquisito tali dolorose consapevolezze, vuol cullarsi ancora nell'illusione di avere una progènie unita e di successo, forse nel rispetto dei sacrifici fatti anche dall'amata moglie, che ha lasciato il mondo terreno prima di lui; il racconto si chiude mostrando l'anziano, il quale, ancora una volta, stazionando presso la tomba della consorte, si rivolge alla donna, raccontandole che i parenti "stanno tutti bene". Il film ha i connotati di un racconto on-the-road. Matteo viaggia tra le varie località italiane ove hanno residenza i figli; la sceneggiatura rende evidente lo smarrimento dell'uomo di fronte all'incedere della modernità, sociale e tecnologica, dando voce, in merito, allo spirito critico del regista, il quale ne evidenzia la caoticità e l'indifferenza. Bravo Marcello Mastroianni, dolce, appassionato, malinconico, e bravi gli interpreti dei comprimari, dagli aspetti, forse volutamente, un po' anonimi. Brevi apparizioni per Ennio Morricone, autore della colonna sonora, Leo Gullotta, il bambino Salvatore Cascio, già visto in "Nuovo Cinema Paradiso". Il ritmo è sostenuto nella parte iniziale; successivamente rallenta. Ho riscontrato in questa fase una certa prolissità; il regista segue costantemente il personaggio di Matteo, dando spazio alle sue riflessioni, ai sentimenti, le paure, le angosce, anche mediante rappresentazioni dei suoi ricordi e delle immagini prodotte dalla sua immaginazione. Nonostante una certa ridondanza, il film è piacevole. Giuseppe Tornatore crea una toccante figura paterna, rendendola emblema di una società ormai scomparsa, lasciata indietro dal mutare dei costumi e l'incedere della modernità.

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