Regia di Rob Reiner vedi scheda film
La storia dei quattro ragazzini di Castle Rock (Oregon) che alla fine dell'estate del '59 si imbarcano in un'avventurosa escursione lungo i binari del treno per ritrovare il cadavere di un coetaneo rimane a tutt'oggi una delle opere che meglio hanno saputo raccontare l'infanzia e la preadolescenza sul grande schermo.
La storia dei quattro ragazzini di Castle Rock (Oregon) che alla fine dell'estate del '59 si imbarcano in un'avventurosa escursione lungo i binari del treno per ritrovare il cadavere di un coetaneo rimane a tutt'oggi una delle opere che meglio hanno saputo raccontare l'infanzia e la preadolescenza sul grande schermo.
Adattamento - amatissimo dall'autore – del racconto The Body di Stephen King, è un film che non invecchia mai e, rivisto in varie stagioni della vita, conserva intatto il suo fascino nostalgico.
Una coming of age story concentrata in due giorni di impresa che fanno crescere non poco gli acerbi protagonisti, quasi tutti provenienti da situazioni familiari non propriamente idilliache: Teddy, maltrattato dal padre che gli ha addirittura ustionato un orecchio premendolo su una stufa, Vern, considerato il più sfigato e vessato dal fratello maggiore, Chris già marchiato in partenza perché proveniente da una famiglia di piccoli delinquenti, il narratore Gordie, trascurato dai genitori distrutti dalla recente morte del figlio maggiore. Li vediamo imparare ad affrontare le loro piccole e grandi paure e le difficoltà della vita, le sue delusioni, i suoi lutti, ma anche apprendere il valore dell'amicizia e della solidarietà, ed accettare la sfida di mettersi alla prova e dimostrare il proprio valore, di diventare “eroi” portando a termine la spedizione. Non c'è da stupirsi che al ritorno, dopo nemmeno 48 ore, Castle Rock sembri già diventata più piccola.
Immergendoci nella splendida natura dell'Oregon, tra prati, boschi e fiumi solcati da vertiginosi ponti ferroviari, il tocco leggero e magico della regia di Rob Reiner fa apparire sempre credibile e sincero il suo sguardo sulla fanciullezza; mancano per fortuna leziosità ed ammiccamenti che spesso rovinano il cinema dei/per i ragazzini, conservando invece intatta la spensieratezza e la tenera ingenuità di quell'età. Cattura lo spasso del racconto "vomitevole" del fantasioso futuro scrittore Gordie ed il cardiopalma della corsa sul ponte davanti al treno in corsa.
Colpisce la sensibilità con cui delinea i diversi caratteri e personalità dei quattro dodicenni (esemplificativa nella sua concisa efficacia la scena dei turni di guardia notturni), che nascondono le loro insicurezze dietro un linguaggio sboccato, alternano i discorsi puerili (“Che cos'è Pippo?”) con le prime riflessioni profonde sul senso della vita e della morte (“perché è dovuto morire?”).
Il regista riesce a trarre il meglio dai suoi giovanissimi attori: Will Wheaton, Corey Feldman, Jerry O'Connel, e primeggia un già intenso River Phoenix nella parte del duro/paterno Chris. Nel cast si notano anche Kiefer Sutherland nel ruolo del bullo Ace, John Cusak che è il fratello di Gordie, morto pochi mesi prima, e Richard Dreyfuss il narratore Gordie adulto, ventisei anni dopo.
Elemento fondamentale per lo status di cult raggiunto dal film, Reiner evoca abilmente la nostalgia e il rimpianto per un'età ed un tempo che non torneranno più ("Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, chi li ha?"). Uno struggente senso di rimpianto accresciuto nel finale dalla narrazione amara degli anni successivi, che ci rivela come gli amici si siano persi di vista e uno abbia poi fatto una tragica fine (e, mentre la voce narrante ci racconta cosa ha in serbo il suo futuro, Reiner fa sparire il personaggio dodicenne nel nulla in dissolvenza, in un'inquadratura devastante).
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