Regia di Rob Reiner vedi scheda film
“Stand by me” è film icona degli anni ottanta, che è anche invecchiato assai meglio di tanti (quasi tutti) i prodotti destinati ad una larga fascia di quel periodo, probabilmente perché più di tanti altri riesce a rievocare, per svariati motivi (la storia, ma anche i protagonisti stessi), una sensazione di piacevole nostalgia.
Uno scrittore (Richard Dreyfuss), dopo aver saputo della morte di un amico, ricorda un avvenimento vissuto nella lontana estate del 1959 con i suoi amici.
Parte così un’avventura nei boschi dell’Oregon per ritrovare il corpo di un ragazzo scomparso, tra scontri, giochi ed azioni che vogliono essere da grandi.
La mano di Rob Reiner (leggera, ma assolutamente non banalizzante) risulta qui essere particolarmente efficace nel ricostruire un viaggio di giovanissimi che improvvisamente si trovano di fronte ad aspetti solitamente assai distanti dalla consueta realtà (la morte e con essa la scoperta delle proprie paure non ancora del tutto scoperte).
Ma anche tutto il contorno è concepito con saggezza ed abilità, spaziando anche in frangenti più distanti a tratti per niente ammiccanti.
Molti dialoghi sono decisamente coinvolgenti, i protagonisti sono ben scelti per diversi motivi tra loro (la nostalgia nel rivedere River Phoenix, ma anche Kiefer Sutherland che poi non ha saputo riconfermarsi), gli scenari sanno essere suggestivi, il contesto in fondo, almeno come spirito, è in grado di ricordarci la nostra giovinezza (almeno per me che negli anni ottanta ero un bambino un po’ fuori di testa, lontano da quello che sono oggi).
A suggello di un’operazione ben congeniata a monte, va segnalata una convincente selezione musicale che accompagna i diversi livelli della storia.
Insomma questo film, oltre ad essere semplicemente bello nella sua interezza cinematografica, ha anche il merito di essere un prodotto che oltre ad essere invecchiato benissimo, meriterebbe di essere visto dalla giovane generazione odierna.
La vita dovrebbe essere fin da presto (se no soprattutto, poi le cose sono destinate a mutare) un’avventura, un viaggio di scoperta di cose anche più grandi, non una playstation che oltre al divertimento istantaneo non lascia alcunche.
Per me una piccola gemma, non un capolavoro (o almeno per me non lo è mai stato), ma un excursus di sicura presa in grado di riaprire pagine sopite nel tempo.
Nella sua carriera ha fatto davvero di tutto (nel bene e nel male), in questo caso è stato davvero efficace nel ricreare un contesto di rara presa emotiva ed in grado di rievocare ancora oggi suggestive sensazioni.
Bravo.
Lui è il rimpianto fatto persona.
Interpretazione valida.
Apparizione efficace.
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