Regia di Florestano Vancini vedi scheda film
La storia può essere semplice e sentita mille altre volte, ma qui Vancini tocca spesso le corde giuste mettendo in scena non soltanto una crisi esistenziale personale, quanto un tracollo di tutto il quadro sociale, politico, storico di un'epoca della nostra nazione. C'è un retrogusto di 8 e 1/2, ma filtrato attraverso i canoni della commedia all'italiana; c'è la provincia statica che fagocita gli ideali giovanili e l'eterno scendere a compromessi con il passare inesorabile del tempo. E c'è anche molta politica, con il punto di vista sinistroide - che forse un po' limita l'approccio di Vancini alla materia narrativa -, ma sarebbe stata una storia di crisi per qualunque altra posizione ideologica. Lancinante in certi momenti (la visita alle tombe dei genitori), un po' piatto in altri (la sfuriata contro la vecchia amante), ma con un cast di altissimo livello (Salerno protagonista con attorno spalle del calibro di Moschin, Aimèe, Volontè) grazie anche al quale si rasenta la perfezione.
Un giornalista, passata la quarantina, è in crisi sia con la moglie che con la giovane amante. Torna nella nativa Mantova e ritrova, invecchiati e disillusi quanto lui, i suoi vecchi amici.
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