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Dark House

Regia di Victor Salva vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Dark House

di alan smithee
6 stelle

Torna Victor Salva, autore horror con qualche tratto ed ossessione di riguardo. La storia non brilla certo per originalità ed è sorretta da un cast un po' qualunque, ma la capacità di rappresentare mostruosità lugubri e perverse rimane una risorsa peculiare dell'autore, visibilmente attratto pure dai rapporti e dalle amicizie virili.

Ossessionato dalla propria famiglia “particolare”, formata da una madre psicolabile sempre ricoverata in istituto ed un padre perennemente assente dato per morto, sin da bambino Nick Di Santo amava ritrovarsi dinanzi ad un ipotetico focolare domestico rappresentato da una casa ritratta nei suoi disegni.

Quando alla morte prematura della bella madre il ragazzo scopre di essere erede di una casa dai tratti inquietantemente simili al suo giovanile ideale di casa, egli si mette alla ricerca, con l’aiuto del suo migliore amico e della sua ragazza, in stato interessante, della casa.

Scoprirà che la stessa è scomparsa misteriosamente in seguito ad una alluvione, e, ritrovata nei pressi di un bosco, la noterà abitata da un sinistro padrone di casa ostile e violento che potrebbe anche nascondere le fattezze del suo enigmatico e sempre distante genitore.

Tutto in bilico tra incubo e realtà, Dark House sfrutta il filone sin troppo abusato (sia nel bene con Raimi e Zombie, sia nel male da molti altri prodotti, anche italiani, di serie b,c o z… pur se con qualche alternativa artigianale di valore a cura di validi artigiani italici anni ’70 come Fulci o Lenzi) delle case maledette, e ci catapulta in un mondo ovattato e malizioso del sogno ingannevole: situazione che dà spazio agli autori dello script di creare e disfare a loro piacimento ogni costruzione o premessa narrativa, per poi rinnegarla clamorosamente, e al regista di dare il suo meglio nella creazione e rappresentazione del(i) nemico(i) o della minaccia incombente.

In questo caso Victor Salva, precedentemente abilissimo nella costruzione del mostro orrorifico e cattivissimo di Jeepers Creepers e del erotico, testosteronico ed irriverente seguito, qui offre il meglio di sé nella coreografica rappresentazione dell’armata satanica posta a difesa della dimora sinistra ereditata dal povero Nick.

Movenze primitive e a scatti, incedere laterale e marziale come sataniche guardie svizzere degli inferi, i soldati della morte riescono davvero ad incutere timore e ad inquietare.

Il resto è un po’ tutto di routine e la realtà travisata da quegli infernali esseri demoniaci crea inganni su inganni, ma risulta un escamotage sin troppo abusato specie nel genere horror, al fine di creare suspence e situazioni al limite.

Rimane un punto fermo anche in questo film, più interessante per la costruzione delle atmosfere, che per la storia in se stessa, pur se in modo meno evidente che nel dittico insuperabile di Jeepers Creepers, l’ossessione di Salva per le amicizie virili, per l’ostentazione di confidenze tra amici di vecchia data e cameratismi che fanno pensare, anche senza troppa malizia, a confidenze e sottintesi di natura sin troppo intima tra il protagonista ed il suo amico e confidente di sempre, mentre la donna o viene utilizzata come puro strumento di riproduzione della specie, o come mezzo per ingannare mortalmente il gruppo degli ingenui protagonisti.

Nel cast non particolarmente azzeccato, e composto di nomi e visi piuttosto convenzionali, spicca - oltre a Tobin Bell, specializzato in ruoli forti, occhi folli e viso da maniaco che ha già dato volto con pertinente aderenza al devastato e sadico protagonista della saga infinita di Saw - unicamente l’ancora affascinante Lesley-Anne Down, divetta piuttosto nota tra Tv e film di genere, lungo tutti i lontani anni’70 e ’80.

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