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L'assoluzione

Regia di Ulu Grosbard vedi scheda film

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Lord Holy

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La recensione su L'assoluzione

di Lord Holy
8 stelle

Dal romanzo omonimo – pubblicato in Italia come Verità confessate – di John Gregory Dunne, curatore della sceneggiatura assieme alla moglie Joan Didion, prende origine questo film, che solo in apparenza si potrebbe ascrivere fra i polizieschi. Uno sguardo attento e meno superficiale, d'altro canto, riscontrerà evidenza di una cinica meditazione su ciascuna di quelle istituzioni sociali che si limitano a essere il rifugio dell'ipocrisia e della corruttibilità umana. Il fantasioso titolo nostrano, L'assoluzione, non aiuta probabilmente a capire.

Quasi tutti non esitano a porre al centro i due fratelli. Al contrario, io vi collocherei soltanto il prete impersonato da Robert De Niro. Basti pensare a quanto ruota attorno al suo confessionale. Sono emblematici in questo senso l'amarezza del suo ritratto e lo smarrimento misto a indecisione sul significato della sua vocazione. Viene pungolato con costanza dal consanguineo investigatore (Robert Duvall), che è forse più squallido di lui, ma al contempo cerca di rispettare un'etica che si dimostra ben più rigorosa della sua concezione della Chiesa. Il pastore ha di fronte a sé due modelli antitetici: da un lato il Cardinale (Cyril Cusack) intrallazzatore con i potenti; all'opposto un vecchio monsignore, Seamus Fargo (Burgess Meredith), custode della coscienza e dell'autentico esercizio del ministero del sacerdozio. Ovviamente non svelerò quale "strada" sarà a prevalere.

Tanta carne al fuoco, quindi, per la quale oggi ci sarebbe probabilmente la fila di mestieranti pronti a cogliere l'occasione di trattare di accuse politiche e di accordi segreti, una rete d'inganni all'ombra dei professanti la Fede Cattolica. Peccato che Ulu Grosbard sembri invece non volersi focalizzare su nulla in particolare. Che l'atroce delitto sia in secondo piano rispetto agli intenti è scontato. Tuttavia viene profusa parecchia energia nel creare le fondamenta per un intreccio sofisticato e alla fine ci si dimentica di conferirne una doverosa concretezza. Onore al merito di avere selezionato i due attori principali, certo. Quasi ce li si sarebbe aspettati a ruoli invertiti, ma funzionano alla grande anche così. Si tratta però di una sorpresa che viene affogata da una lentezza sconcertante. La pazienza è messa a dura prova, se non fosse per qualche frase e riflessione a donare profondità al momento giusto, risollevandone un minimo le sorti. La sensazione è quella che si sia cercato di smorzare e togliere combustibile alle fiamme del coinvolgimento, come ad averne timore.

La ragione del mancato capolavoro, e aveva il potenziale per esserlo davvero, è ben espressa dalle parole del critico Roger Ebert, che condivido e di cui riporto un breve estratto:

«"True Confessions" contains scenes that are just about as good as scenes can be. Then why does the movie leave us disoriented and disappointed, and why does the ending fail dismally? Perhaps because the attentions of the filmmakers were concentrated so fiercely on individual moments that nobody ever stood back to ask what the story was about. It's frustrating to sit through a movie filled with clues and leads and motivations, only to discover at the end that the filmmakers can't be bothered with finishing the story».

 

La trama

Nell'America degli anni Quaranta, Monsignor Desmond Spellacy, che sta maturando una rapida e brillante carriera nella gerarchia della Chiesa Cattolica, ha un talento per trovare finanziamenti che è paragonabile solo alla sua religiosità. Quando suo fratello Tom, un poliziotto e un duro, sospetta che dietro l'assassinio di una prostituta potrebbe esserci uno tra i principali benefattori della comunità, egli dovrà decidere se unirsi alla disperata ricerca della verità per catturare il criminale.

 

La regia di Ulu Grosbard

Si mostra un poco claudicante e manca della fluidità necessaria per essere apprezzata veramente.

 

Gli interpreti

Robert De Niro

Insolito appare mentre indossa la veste talare di Monsignor Desmond Spellacy.

Robert Duvall

I panni del grintoso e determinato Detective Tom Spellacy gli donano assai.

 

La colonna sonora

La musica composta da Georges Delerue diventa persino protagonista, proprio quando assume i colori e le sonorità tipiche del folklore irlandese oppure delle danze ispaniche.

 

Cosa cambierei

Una regia più sciolta e meno pesante, oltre che in grado di dare compiutezza all'opera(zione).

 

 

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