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Black Belt

Regia di Shunichi Nagasaki vedi scheda film

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La recensione su Black Belt

di braddock
8 stelle

Discreto titolo di arti marziali giapponese, che riprende da vicino le atmosfere lente e mistiche della triologia sui samurai di Yoji Yamada. Il cast è composto prevalentemente da attori non profesisonisti ma da veri istruttori di arti marziali, qui mostrate in modo più realistico che spettacolare. La storia si svolge nello stato di Manciukò, dove la polizia militare governa senza il minimo controllo. Un giorno la polizia militare giunge nella scuola di Karate di Shibahara con un ordine di sconfisca. Nalla scuola, oltre al maestro, vivono i tre suoi allievi tre allievi Taikan, Giryu e Choei da anni sottoposti ad accurati allenamenti. I militari vengono respinti grazie alle abilità combattive dei tre, ma Choei resta ferito a un braccio in maniera irrimediabile. Poco tempo dopo il maestro Shibahara muore, lasciando il compito a Choei di scegliere il suo successore affidandogli la Kuro-Obi, ovvero la cintura nera simbolo della scuola. Dopo la morte del maestro la scuola viene confiscata, e le strade dei tre fratelli si dividono. Taikan, accompagnato dal mutilato Choei, mostra un carattere irruento e decide di lavorare per l'esercito in qualità di istruttore di Karate. Ben presto, il comandante Goda si servirà delle capacità di Taikan per prendere possesso di tutte le altre scuole da convertite in bordelli. D'altro canto Giryu, resta sottoposto agli insgnaenti del suo maestro il quale vietava ai tre allievi di battersi in qualsiasi occasione al fine di raggiungere la perfezione dell'arte. In questo modo però Giryu resta ferito, trovando ospitalità presso una famiglia di umili contadini la cui figlia maggiore viene rapita dai soldati per essere arruolata nei bordelli previsti dal comandante Goda. I due fratelli Giryu e Taikan finiscono così per reincontrarsi, dovendo stabilire chi tra loro due dovrà ereditare il simbolo del dojo... Un titolo sicuramente affascinante, dove le scenografie paesaggistiche e la pacatezza con cui viene sviluppata la storia riescono a sopperire una messa in scena piuttosto spartana. Certo il realismo delle arti marziali non rende mai molto nel cinema, tutt'altro effetto esaltante producono infatti le acrobazie alla Scott Adkins o Donnie Jen che ben raramente si vedono negli incontri reali. Qui però, più che alla spettacolarizzazione dell'estetica marziale, si punta su una rappresentazione dei loro valori ripresi dalla cultura taoista. I due studenti identificano alla perfezione gli stereotopi dello Yin passivo and dello Yang attivo, che hanno bisogno l'uno dell'altro per completarsi a vicenda come viene ben rappresentato nel finale. Sotto questo punto di vista il film è molto bello e significativo, ma ovviamente in riguardo all'azione vi sono un'infinità di titoli ben più spettacolari. Nel complesso più spostato verso il genere drammatico, è comunque un titolo che si guarda in un fiato grazie anche alla durata non eccessiva. Ottime inoltre le caratterizzazioni dei personaggi e le rappresentazioni dei luoghi dove si svolgono le vicende dei protagonisti, da recuperare.          
  

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