Regia di Olena Fetisova, Serge Avedikian vedi scheda film
PARADJANOV , cinebiografia estrosa e appropriatamente coloratissima di Serge Avédikian, è uscito nelle sale francesi col titolo più evocativo de “Le scandale Paradjanov, ou la vie tumultueuse d'un artiste soviétique”. Il secondo capitolo - quello conclusivo di un'esistenza eccentrica e votata alla creatività, ma anche alla insofferenza del non potersi spesso esprimere secondo le proprie corde ed un linguaggio consono alle proprie possibilità elaborative - della vita del celebre artista russo di origini georgiane,
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Regista onirico e d'avanguardia, ma pure poeta, pittore e compositore di quadri tridimensionali e composizioni plastiche, artista complesso e completo nel quale fantasia e colore, espressività e stravaganza oltrevalicano il kitch per sfociare nella rappresentazione di un malessere interiore.
Tutta questa battaglia interiore e questo turbamento sono raccontati dal regista nel rispetto delle fasi salienti e spesso drammatiche della vita dell'artista, impossibilitato spesso ad esprimersi col candore sfacciato e per il regime russo blasfemo dettato dalla propria fantasia ed immaginazione straripante. Autore di opere fondamentali come “Le ombre degli avi dimenticati”, “Il colore del melograno”, “La leggenda della Fortezza di Suram”, il film ne segue in particolare l'ultimo capitolo esistenziale, vissuto come in segregazione a comporre collage di oggetti e sognando il riscatto con il suo ritorno al cinema dopo anni di forzato silenzio; ed un suo ipotetico incontro col grande e celebre Marcello (Mastroianni, ovviamente), trait d'union con un cinema fantastico e sognante, avveniristico e nostalgico felliniano a cui per molti tende per genialità ed originalità l'estro di questo straordinario maestro di cinema.
Ma anche l'accoglienza trionfale in Francia per la presentazione di quello che fu il suo ultimo film, nel 1988 “Asik Kerib – Storia di un ashug innamorato”, la serenità di un genio dell'arte, vecchio e stanco ma ancora motivato, presso l'avveniristico Beaubourg in zona Les Halles, nel cuore di quella Parigi simbolo più che mai di una libertà d'espressione per troppo tempo negata.
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