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The Den

Regia di Zachary Donohue vedi scheda film

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La recensione su The Den

di bradipo68
7 stelle

locandina

The Den (2013): locandina

Come al solito il sottoscritto pur dicendo peste e corna di tutti ( o quasi ) i mockumentaries o su quei film girati con la tecnica del found footage appena ne esce uno nuovo si fionda a vederlo in un misto di curiosità e masochismo. Forse.
Direi però che è la spasmodica ricerca di qualcosa che impressioni veramente e che non sia la solita fuffa catodica o cinematografica adatta solo a ragazzini brufolosi di entrambi i sessi in cerca di emozioni forti.
Ecco con The Den direi che ci siamo proprio.
Non è la solita tempesta che si scatena in un bicchiere.
Anzi, diremo di più.
Speriamo che i produttori dei prossimi film girati con la tecnica del found footage o del mockumetary diano un'occhiata, anzi si studino proprio questo film dell'esordiente Zachary Donohue che il film lo ha diretto e lo ha anche cosceneggiato assieme a Lauren Thompson anche lei all'esordio assoluto.
The Den è girato praticamente tutto usando come fonte di visione la webcam e ponendo la maggior parte del tempo i protagonisti a interagire con lo schermo del computer.

Cosa non del tutto inedita perché già vista in un corto appartenente all'antologia V/H/S ( di cui abbiamo parlato più diffusamente qui) che si intitolava The Sick Thing that Happened to Emily when She was Young ed era diretto da Joe Swanberg che però era una ghost story abbastanza classica che riusciva a destreggiarsi magnificamente tra Skype e punte di tensione altissime.

Esattamente come in The Den: la tensione monta lentamente ma costantemente , il film ha dalla sua un ritmo sostenuto che accoppiato a una durata piuttosto breve ( siamo a poco più di 75 minuti titoli di testa e di coda compresi) crea i presupposti per non annoiare mai.
The Den mette in guardia dai pericoli della civiltà internautica in cui oggi viviamo ma non lo fa gratuitamente come succedeva nel pessimo Smiley che si risolveva in una bimbominkiata fatta da giovanotti annoiati .
La protagonista , Melanie Papalia, ironia della sorte presente anche nell'appena succitato Smiley, ha dalla sua quello sguardo tra il miope e il curioso ( lenti a contatto?) che la rende molto sexy e allo stesso tempo indifesa  in un mondo interamente filtrato attraverso il computer e la webcam.
Nella chat che lei studia trova ogni sorta di stranezze, da maniaci sessuali a gente che fa scherzi idioti, la cosa che però non va nella sua vita è che anche coloro che le sono vicini , le sue amicizie , il suo fidanzato e i suoi affetti in genere comunicano con lei più attraverso il virtuale che non direttamente.

Sarà lo stress della vita moderna che ti obbliga a un certo grado di solitudine....

Il suo mondo è ingabbiato da internet, il suo occhio guarda nell'abisso che si nasconde in questo universo virtuale creato dall'uomo ma inevitabilmente l'abisso guarda dentro di lei, si impadronisce di lei.
Ed è questo l'aspetto più inquietante di tutto il film: fino a quale limite si può spingere il virtuale nella nostra vita reale?
Domanda che nel film ha una risposta che naturalmente non svelo per non spoilerare selvaggiamente.
Elizabeth si ritrova a essere una rotella di un ingranaggio molto più grande di lei.
Andando a sottilizzare l'ultima parte del film esce un po' dalle logiche del found footage e del mockumentary trasformandosi in qualcosa di girato in maniera più "tradizionale" ma non ci si fa caso più di tanto perché si è trasportati dal flusso degli avvenimenti che esiteranno in un gran finale in cui sarà svelata tutta la sua perfidia che si nasconde nella disavventura di Elizabeth.
The Den è assolutamente consigliato agli appassionati e credo che sarebbe meglio anche tenere d'occhio Zachary Donohue.
Il ragazzo sembra avere stoffa....

(bradipofilms.blogspot.it)

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