Regia di Prachya Pinkaew vedi scheda film
27 milioni di dollari. Tale fu l’incasso del primo The Protector (2005), distribuito da Weinstein con la benedizione di Quentin Tarantino. Difficile non attendersi un seguito. Al centro sempre Tony Jaa, l’Apichatpong Weerasethakul delle arti marziali thailandesi, campione di muay thay che per l’occasione si è inventato una variante tutta sua, la muay kodchasaan, letteralmente “boxe dell’elefante”. E infatti, come nel primo film, il Nostro difende i pachidermi dalle mire assassine dei bracconieri. Ma questa volta c’è di più: dietro le macchinazioni dei cacciatori di elefanti, un gruppo di terroristi decisi a mandare all’aria il processo di pace nello stato di Katana (!).
A dieci anni esatti da Ong Bak – Nato per combattere, il film che rivelò il talento marziale di Jaa, la forza oscura che corrompe il cinema d’azione ha ormai trionfato. Si chiama CGI, ovvero grafica computerizzata, gli effetti speciali portati alle estreme conseguenze. Se in Ong Bak tutto era intenzione e dinamica, in The Protector 2 la lotta sembra un’innocua ginnastica, l’aerobica della pausa pranzo: colpi che non arrivano, inutili svolazzi, assurdi ralenti e, appunto, effetti speciali. Ciliegina sulla torta (si fa per dire) il dimenticabile cattivo interpretato da RZA. Cast e confezione erano forse il prezzo da pagare alla distribuzione internazionale e all’interesse degli americani, ma per chi ama le discipline marziali al cinema l’interesse è zero.
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