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Maraviglioso Boccaccio

Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film

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La recensione su Maraviglioso Boccaccio

di OGM
7 stelle

Maraviglia. Una parola che, insieme ai suoi derivati, nel Decameron compare oltre duecento volte. Un termine usato per esprimere stupore per una reazione inattesa, per una bellezza che toglie il fiato, per una storia a cui è difficile credere. È l’emozione che accompagna la scoperta, che segna il primo passo verso l’apprendimento del nuovo, Le novelle boccaccesche – passatempo di dieci ragazzi fiorentini rifugiatisi in campagna per scampare alla peste – sono fatte per edificare lo spirito e distrarre il pensiero. Per cullare i sentimenti scuotendo la coscienza. Narrano di scelte compiute  con avventata leggerezza, oppure con grande dolore e profonda consapevolezza, e che, in ogni caso, scoperchiano il lato paradossale della vita: quello più umano, quello più autentico. Quelle riportare in questo film sono storie dal doppio fondo, tutte contenenti una vicenda nascosta, che avviene nel segreto, per paura (gli amori clandestini della monaca Isabetta e della vedova Ghismunda), per necessità (la sorte del falcone di Federigo, o il salvataggio di Catalina) o per burla (lo scherzo a Calandrino): una realtà che, emergendo, provoca l’effetto rivelatore e deflagrante che ne costituisce la morale.  Il risvolto etico del raccontare si propone anzitutto come una sfida indirizzata a chi pretenderebbe di assistere al gioco senza parteciparvi direttamente, rimanendo estraneo al dilemma che attanaglia i protagonisti di cui si parla. Il loro male, invece, deve dilagare oltre i confini del libro, contaminando la sua cornice di narratori e ascoltatori, mischiandosi alle loro vite, amalgamandosi con i loro ricordi. I suoi minacciosi tentacoli sono le fibre sfilacciate di un antico tessuto morale che l’emergenza ha lacerato, ma che occorre riannodare, per non perdere di vista la propria dignità. Si può fuggire dall’epidemia, ma questa, con la sua lunga ombra di disperazione e miseria, rimane comunque sullo sfondo, a fornire un tormentato substrato alla fantasia che, di conseguenza, non può fare a meno di favoleggiare intorno alla millenaria  lotta tra il bene e il male. I fratelli Taviani gravano la loro opera del respiro pesante e pacato della riflessione; il ritmo segue il passo di una prudenza sofferta, che si avvicina alla verità con la lentezza di chi la vede in pericolo, e quindi teme di ferirla. La sua presenza, invisibile ma onnipotente, è come il morbo letale con cui tutti temono il contatto, e che non risparmia nessuno, né gli uomini né gli animali. Il rimedio è cercato nei poteri magici dell’immaginazione, quella poetica illusione che sa trasformare il profumo dei fiori di campo in una portentosa barriera contro il contagio. La messa in scena è sottile, velata e fragile come quei cespi che presto appassiscono e nulla possono, ma la sua forza consiste nella capacità di avvolgere delicatamente la mente con la naturale persuasività delle cose genuine, imperfette eppure in grado di farci sognare. L’eleganza, quando è onesta, si veste di debolezza, perché la sobrietà non è nobile se non comporta una radicale rinuncia, se non si abbassa alla povertà, se non si spoglia generosamente di tutto, per far risplendere la semplicità del cuore.

 

“Manifesta cosa è che, sì come le cose temporali tutte sono transitorie e mortali, così in sé e fuor di sé essere piene di noia e d'angoscia e di fatica e ad infiniti pericoli soggiacere; alle quali senza niuno fallo né potremmo noi, che viviamo mescolati in esse e che siamo parte d'esse, durare né ripararci, se spezial grazia di Dio forza e avvedimento non ci prestasse.”

(cit. da G. Boccacio,  Decameron, Prima Giornata, Novella Prima)  

 

Lello Arena

Maraviglioso Boccaccio (2015): Lello Arena

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