Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Verso la fine del XIV secolo la peste arriva a Firenze. Dieci giovani, uomini e donne, decidono di fuggire dal capoluogo toscano, in attesa del passaggio del morbo. Per trascorrere il tempo, escogitano di raccontarsi delle storie, quasi tutte sul tema degli amori impossibili: una morta (Puccini) resuscitata dal suo innamorato (Scamarcio); lo scemo del paese (Rossi Stuart) che crede di essere invisibile; un padre (Arena) che non vuole dare in sposa la sua unica figlia (Smutniak) al suo migliore allievo (Riondino); una badessa (Cortellesi) assai incline alle tentazioni della carne e un ricco che finisce in povertà pur di ottenere l'amore della donna che ama (Trinca).
Liberamente adattato e ridotto dal caposaldo trecentesco di Giovanni Boccaccio, il film eponimo dei fratelli Taviani è l'ennesima prova di un cinema vecchio, statico, formale, buono per i salotti buoni veneziani e nel quale lo stesso aggettivo "boccaccesco" non trova cittadinanza, stemperato in un cinema asessuato nel quale il massimo dell'eros è la Cortellesi con dei mutandosi da uomo in testa. Quella dei due fratelli toscani è una forma di archeologia del sapere ormai stantia, boriosa, ostentatamente passatista come lo erano già stati San Michele aveva un gallo, Allonsafan, Good morning Babilonia! o Le affinità elettive. Se ai due va riconosciuto il merito di andare alla costante ricerca delle radici culturali del nostro Paese attraverso una forma filmica sempre rigorosa ed elegante, va però detto che proprio la dimensione così ossessivamente formale, di geometrica precisione dei loro film sembra non aver mai voluto abbandonare i cliché da cinema d'essai che sperimentava i nuovi linguaggi negli anni '60, senza accorgersi che nel frattempo qualcosa è cambiato, che per gli effetti speciali ci vogliono (anche) i computer (le scene con il volteggio aereo delle rondini e del falcone sono imbarazzanti) e che gli attori hanno smesso da tempo di recitare come Amedeo Nazzari. Sempre ammesso che nella categoria possa rientrare una come Jasmine Trinca, che qui riesca quasi a superare in peggio la prova data in The gunman.
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