Regia di Anders Morgenthaler vedi scheda film
Estate, frutta fresca e fondi di magazzino. Prodotto nel 2009, questo cartoon scandinavo è a tutti gli effetti un frutto marcio. Teme di diventarlo anche la mela Torben, inizialmente orgogliosa del proprio aspetto e del proprio destino di creatura da esposizione, ma cacciata dall’albero e consegnata a un futuro di marcescenza in seguito all’ingresso in lei dell’insopportabile larva Silvia. Assieme alla mela macrocefala Newton - nomen omen - e a una ciliegia cantante, la nuova coppia si avventura nel mondo alla ricerca del medico dei vermi, che possa guarire Torben e restituirgli le ambizioni estetiche. Una volta esposto, però, Torben verrebbe scelto e divorato: è il caso di staccarsi da Silvia? Variazione sui temi di Il piccolo principe, La mela e il verme segue traiettorie morali insignificanti come i personaggi che lo popolano. «Questa è la vita: ti taglierai, ti graffierai e ti ammaccherai ovunque, per non parlare delle ferite»: siamo alle solite, con personaggi strampalati a tentare di annacquare e mascherare il vuoto pneumatico di un percorso di formazione incatenato ai nastri di partenza. Tra ciliegie jazz, un maestro melanzana («Brutta e patetica imitazione di un Barbapapà»), frutti esotici che ballano il limbo e la curiosa setta dei “patatomi”, tra un’animazione priva di inventiva, un ritmo soporifero e un doppiaggio che grida vendetta, ci sono ragioni in abbondanza per preservare gli infanti - unici destinatari possibili - dall’aria condizionata delle sale estive. Molto meglio la tv. O la playstation.
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