Regia di Stefan Liberski vedi scheda film
Sottotitolo: quel che avremmo voluto sapere del Giappone e non abbiamo mai osato chiedere. Il fascino indiscreto dell’amore, ovvero Tokyo Fiancée, prende di petto il mistero del Sol Levante, mondo che si presta a una narrazione (occidentale) sempre di superficie. Se ne accorge Amélie (Pauline Etienne), ragazza belga nata a Tokyo, che torna nella città natale decisa a essere in tutto e per tutto “giapponese”, insegnando francese... Unico allievo Rinri (Taichi Inoue), di cui è chiaramente facile innamorarsi, futuro Cicerone in quella terra misteriosa così lontana dai ricordi infantili della fanciulla. Il titolo italiano si concentra sulla storia d’amore, ma è soprattutto l’enigma culturale a interessare, di questa commedia sentimentale altrimenti convenzionale. Prendendo le mosse dal romanzo Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb (in parte autobiografico: il padre della scrittrice era l’ambasciatore del Belgio in Giappone), il regista Stefan Liberski affronta i luoghi comuni più stantii, dal karaoke al misticismo vagamente scintoista dei templi trasformato in paccottiglia new age (sempre dagli occidentali) all’immaginario yakuza che pure, filtrato dal cinema, piace al giovane Rinri. Nulla di troppo rivoluzionario, sia chiaro: Tokyo Fiancée vuole essere soprattutto una commedia giovanile un po’ esotica. Tuttavia lode all’intenzione. Consigliato a chi crede che i giapponesi mangino solo pesce crudo.
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