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Fratelli unici

Regia di Alessio Maria Federici vedi scheda film

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La recensione su Fratelli unici

di M Valdemar
2 stelle

locandina

Fratelli unici (2014): locandina




Puntuale come un treno svizzero che però appena varca i confini nazionali accumula ritardo e sporcizia, ecco l'ennesima stupida commedia italiana. Super-sponsorizzata ovunque sul circo mediatico, gioiosamente premiata con un'occupazione massiccia di sale (ingiustificabile da qualunque punto di vista), e abilmente lanciata dalle belle facce da bravi ragazzi di Raoul Bova e Luca Argentero.
Se già l'originalissima "idea" di partenza - (s)punticino al massimo traducibile in una manciata di minuti filmati per il sollazzo proprio e degli amici - porta a temere il peggio, ebbene trattasi di previsione ottimistica, giacché risibili, miseri, sono gli "sviluppi" partoriti da cotanta idea.
Fratelli unici ha - banalmente - lo spessore sottile della carta da fotoromanzi, o la congenita strutturazione della edificante favoletta televisiva; interamente racchiuso, com'è, tra siparietti e sketch fermi all'età della pietra (e perciò quantomeno inerti), oltretutto male pensati male scritti e peggio ancora recitati (offensivo tirare in ballo quei poveri animali amici dell'uomo, va').
Un frullato di scenette "umoristiche" che di umoristico non hanno manco la u (ok, la gag del dito medio, sparata nel trailer, è di una tristezza infinita; mentre la battuta - ripetuta - di Argentero sul «gran bel culo» di Miriam Leone non è una battuta ma solo una constatazione), di parentesi vagamente "profonde" e serie (responsabilità individuali e legate alla sfera degli affetti), che puzzano lontano un centinaio di miglia di pretestuoso futile e falso, e di intermezzi romantici d'una pochezza disarmante.
Si galleggia - a vista - nelle acque stagnanti delle fiction popolari che affollano i palinsesti televisivi, con l'armamentario necessario ed appropriato: regia "invisibile" - ovvero inesistente -, sceneggiatura orribile per pressappochismo e limitatezza, musichette d'accompagnamento conformi al clima, montaggio scadente, prestazioni "attoriali" che vanno dal bamboleggiamento alla posa statica da photobook.
A proposito del cast, delle due "star" in azione non si salva nessuno (sebbene Argentero pare sbattersi di più), così come le due attrici, Carolina Crescentini e Miriam Leone, utilizzate (ed esibite) in sostanza come arredamento/contorno neutro e pezzi di carne scelta per comporre l'allegro beato puzzle da mulino bianco innevato che delizia il finale.
Appena un attimo dopo, a grande richiesta (sì, è ironica) - poffarbacco! -, sui titoli di coda scorrono i divertentissimi errori sul set. Gente che ride, e ride, e continua a ridere. Almeno loro.

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