Regia di Francesco Munzi vedi scheda film
NO epica criminale. SI all'immersione profonda nella realtà arcaica della 'Ndrangheta. Grande film. 7,5 ASCIUTTO
In controtendenza all'attuale epica malavitosa, Munzi realizza un'opera importante, ripulendo l'immaginario dalla fascinazione del male, per poter gettare le basi ad una comprensione del problema. Così simbolicamente le locations passano da Amsterdam, Milano e l'Aspromonte in sincronia ai tre fratelli: il trafficante, l'imprenditore, il pastore, delineando i punti cardine della 'Ndrangheta attuale: il futuro, il crimine, il passato.
FUTURO: Un'organizzazione rurale e arcaica capace di modellarsi e plasmarsi nel contesto proposto senza problemi, mostrando una spinta imprenditoriale stupefacente (la gentilezza di Rocco con i manovali stipendiati è molto simbolica).
CRIMINE: La vera spina dorsale originale che pretende sangue, dolore, vita. Perchè come nelle migliori tradizioni malavitose, nei momenti di debolezza bisogna affondare la lama e dunque l'armamentario narrativo ritorna in ambiti più consoni come il tradimento, la vendetta ,la tragedia.
PASSATO: Appunto la tragedia, elemento catartico capace di riportare il pathos al punto zero delle origini, nell'Aspromonte, in Calabria fra le capre, rinchiudendosi in un tempo immutabile e rassicurante di fronte ad una realtà ormai 'impossibile' da gestire anche con l'aiuto delle tradizioni.
E Anime Nere si chiude così, in regresso narrativo, quasi ad esprimere questa vera e propria crisi 'esistenziale criminale' importata dalla modernità 'altra', senza insegnare e pontificare, lasciando nelle menti dello spettatore un affresco asciutto e scarno di una forza 'invisibile' che non morde solo la società economica e civile ma anche le nostre anime. Dunque arriviamo alla desolante conclusione che il male nel suo continuo riallacciarsi alle origini, sembra arrivare diritto dal principio dei tempi...
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