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Anime nere

Regia di Francesco Munzi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Anime nere

di axe
8 stelle

La tragedia di tre fratelli appartenenti ad una famiglia di tradizione "'ndranghetista", in Calabria. Due di loro, abbandonato il paese di origine in giovane età, dopo l'omicidio del padre per contrasti legati ad un sequestro di persona in Aspromonte, hannofatto fortuna, l'uno con il traffico di droga, l'altro con speculazioni edilizie e riciclaggio. Il terzo è rimasto nella terra natìa, dedicandosi all'allevamento di ovini nelle terre di famiglia e rimanendo nell'ombra. Questo ruolo però non è apprezzato dall'irrequieto figlio, che rimprovera al genitore mancanza di intraprendenza e coraggio. Pertanto, dopo aver commesso uno "sgarro", si reca nel Nord Italia, per mettersi a disposizione dello zio trafficante di droga. Ma lo "sgarro" mette in moto una pericolosa catena di eventi che richiama in paese zio e nipote e porta ad una lotta per la supremazia nel territorio, che lascia sul terreno dapprima il trafficante di droga; costringe al ritorno in paese anche l'ultimo dei fratelli; porta a morire il bellicoso giovane, tradito mentre è in cerca di vendetta; si conclude con l'omicidio da parte del padre dell'ultimo tra i fratelli. Nonostante il film costruisca con fedeltà l'ambiente che ha consentito alla criminalità organizzata di nascere e prosperare - una società chiusa, ammantata di omertà ed immutabile nelle proprie tradizioni nonostante il passare dei decenni, che vive in località qui rappresentate da contrade di case non ultimate e baraccamenti rurali, in un'atmosfera di perenne grigiore - esso non sembra avere il precipuo scopo di fare denunzia sociale, quanto di raccontare l'epilogo di una famiglia che non ha alcuna possibilità di sfuggire ad una sorte che le è assegnata sin dalle origini, come ci viene ricordato dai costanti riferimenti all'omicidio del "patriarca". In quest'ottica è emblematica la figura di colui che è rimasto a vivere in paese esercitando un'attività onesta. Egli infatti, tenta di sfuggire a tale destino non tanto per sè, non avendone guadagnato che povertà e derisione da parte della propria comunità e degli stessoi familiari, quanto per il figlio. E, proprio perchè, nonostante quanto abbia fatto, alla fine si trova a dover patire la perdita del giovane, scatena la propria rabbia contro l'altro fratello rimasto in vita ed i suoi gregari, evidentemente ritenendoli responsabili degli eventi che hanno portato allo scatenarsi della violenza, e, più in generale, di non aver fatto nulla per sottrarsi alla vita di pericoli ed illegalità cui i componenti della famiglia erano destinati. Bravi gli attori; zio trafficante di droga e nipote risultano personaggi stereotipati - goderecci, spregiudicati, "votati al male. Più complessi gli altri, per primo il padre del giovane, unica persona dotata di buon senso e pertanto fuori posto, nel contesto sociale che fa da sfondo alla narrazione. Anche l'ultimo dei fratelli è un personaggio complesso. Seppur coinvolto nel malaffare, ama fare una vita tranquilla, con la propria famiglia. Nonostante ciò, quando arriva il suo "turno" non ha esitazioni nel prendere le redini della propria famiglia e programmare le azioni successive, quasi fosse una responsabilità cui non può rinunciare. La sua prospettiva appare però estranea alla moglie, evidentemente di altre origini, che non può comprendere le dinamiche sociali che regolano i rapporti interni della famiglia, ed i rapporti che legano la famiglia all'ambiente sociale circostante. Il coniuge ne è consapevole, ma, al tempo stesso sa di non potersi sottrarre allo stesso destino che minaccia chi si trova a vivere in determinati contesti. Un buon film. Realistico recitato quasi tutto in dialetto calabrese, e pertanto parzialmente non comprensibile (sono comunque disponibili i sottotitoli); con forte valenza di denunzia sociale, e, contemporaneamente, volto a trattare tematiche aperte da secoli e secoli - ne abbiamo esempio nella tragedia classica - la dialettica tra l'uomo ed il proprio destino.

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