Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Serena, architetto sulla quarantina che ha trascurato famiglia e affetti per riuscire nel proprio lavoro all'estero, decide di tornare in Italia per recuperare il tempo perduto. Trova un uomo con cui ha un'intesa perfetta e un lavoro ideale per le sue capacità: ma il primo è gay e il secondo è un covo di maschilisti. Serena si inserisce così in un turbine di equivoci senza fine.
A 2014 inoltrato il cinema italiano si accorge della crisi e lo fa nel modo che gli è più consono: con la commedia, ormai addirittura incapace di sfuggire agli argomenti drammatici del sociale contemporaneo. Il problema però sorge quando uno specialista delle fiction televisive come Riccardo Milani si occupa di temi tanto seri e scottanti: ironizzare e ricamare sui morti pare - eufemismo - poco educato. E dire che Scusate se esisto! parte con ottime credenziali: una protagonista eccezionale (per una volta essere la moglie del regista non significa nulla: il cv della Cortellesi è straordinario a prescindere e anche qui lo dimostra), una sceneggiatura - Milani, Cortellesi, Giulia Calenda e Furio Andreotti - che affonda nel torbido dei nostri giorni con moderata psicologia (il sessimo sul posto di lavoro è ancora un tabù sul grande schermo nostrano, per dire) e una buona dose di ritmo: tutte caratteristiche che emancipano questo lavoro dai consueti, blandi e stereotipati prodotti televisivi. E poi invece arriva il gran finale, in cui succede tutto quello che non ti aspetti: ma è un film che sorprende nel peggio, a ripetizione, senza pietà per l'intelligenza pur minima dello spettatore, un film che cade in basso, ci si ritrova soddisfatto e comincia a scavare; uscire dal cinema senza la voglia di lanciare almeno una poltrona contro lo schermo è assolutamente impossibile, dopo una caterva di amenità simili. Alberto Sordi si ribellava ai potenti e ne veniva immediatamente punito; la Cortellesi pianta la scenata al Grande Capo e tutti attorno le danno ragione, facendola uscire trionfale dalla pellicola. Tutto troppo assurdo per essere vero, fiabesco ben oltre il limite dell'irritante, esageratamente lontano dalla realtà, tanto da irriderla sguaiatamente: ed è una colpa ancora più grave se si considerano le suddette credenziali di partenza. Bene assestato il resto del cast, con Raoul Bova, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Marco Bocci nei ruoli principali. 1,5/10.
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