Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Tante schegge di luoghi. Tra Roma, Anversa (non quella in Belgio, ma in Abruzzo) e Londra. E una voce fuoricampo che racconta una storia personale come se ci si trovasse in una fiaba. Serena è un architetto di talento, va a lavorare con successo all’estero, ma poi decide di ritornare in Italia perché ama il suo paese. Per ottenere un prestigioso incarico, si spaccia per l’assistente del suo capo. Inoltre incontra Francesco, affascinante titolare di un ristorante. Ma lui è gay. Tante schegge per varcare le frontiere del cinema nazionale. Con un po’ di “commedia british”, con la goffaggine di Serena che richiama quella di Bridget Jones, la scena del balletto con lo spogliarello sulle tracce di Full Monty. Milani, ispirandosi alla vicenda dell’architetto Guendalina Salimei e al suo progetto su Corviale, sembra mettere tutti gli ingredienti al posto giusto, con l’attenta caratterizzazione dei personaggi secondari (soprattutto l’esuberante zia di Serena), l’analisi della condizione del lavoro come in Il posto dell’anima (della donna, di chi decide di andare all’estero), la struttura da commedia degli equivoci nel rapporto tra i due protagonisti. Un cinema così pulito, così studiato, che si vuol far piacere. Dove però non si sente l’anima e la fisicità dei personaggi, ai quali si finisce per non credere. E la chimica tra Paola Cortellesi (anche cosceneggiatrice) e Raoul Bova funziona meno rispetto a Nessuno mi può giudicare.
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