Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film
Un'adolescente, vedendo separarsi il padre e la madre, si dà alla droga. Alla prima overdose anche i genitori se ne accorgono e la ragazzina viene ricondotta alla ragione.
Fiction televisiva basata su una sola idea - sensibilizzare il pubblico sui rischi legati all'assunzione di droga da parte dei giovani - peraltro stantia per il 2013, e realizzata con la mano sinistra, in maniera abbozzata e priva di qualsiasi originalità, sprecando in modo inequivocabile l'unica preziosa risorsa a disposizione: la partecipazione di Giancarlo Giannini quale protagonista. La sceneggiatura di Un angelo all'inferno è opera di Simone Corami ed Emanuele De Amicis ed è un sapiente mix di luoghi comuni e 'voli bassi', ovvero di argomentazioni popolari, banalotte, e sviluppi narrativi già visti, prevedibili; la narrazione è incanalata su temi paternalistici spesso e volentieri fuori dai canoni della minima verosimiglianza, ma in fin dei conti questo è presumibilmente ciò che vuole vedere un'audience casalinga formata da famiglie, anziani, adulti non troppo interessati all'approfondimento delle tematiche qui trattate. In questo modo si finisce per sminuire o addirittura far beffe - involontariamente, certo - di una problematica piuttosto grave, tanto che in più momenti il film sembra più una parodia che una storia seria; la regia è inoltre affidata a Bruno Gaburro, mestierante capace di licenziare alcune pellicole erotiche-softcore negli anni Settanta/Ottanta per poi scomparire praticamente nel nulla fino al nuovo millennio, quando la Rai lo riporterà in auge affidandogli qualche film tv di questa (non raffinatissima) risma. Nel cast compaiono anche Laura Adriani, Giorgia Wurth, Luca Ward, Maurizio Mattioli e Massimo Olcese; un altro nome popolare negli ambienti del cinema di genere che fu (si parla sempre di 30-40 anni prima di questo lavoro) e riemerso in questa circostanza è quello di Sergio Rubini, direttore della fotografia omonimo del più celebre attore. 2/10.
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