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Sposerò Simon Le Bon

Regia di Carlo Cotti vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Sposerò Simon Le Bon

di Paul Hackett
2 stelle

Piccola (mica tanto) ma doverosa premessa autobiografica: sono nato nel 1970 e all'epoca dell'uscita di questo aberrante teen movie tratto da un romanzo della sedicenne Clizia Gurrado ero nel pieno della mia (peraltro tormentatissima) adolescenza. Ricordo che ero quanto di più lontano si potesse immaginare rispetto allo stereotipo del ragazzo alla moda: avevo i capelli lunghi e incolti invece che a spazzola e abbondantemente spalmati di gel come da copione, avevo da poco scoperto il rock e guardavo con disprezzo malcelato il pop commerciale che andava per la maggiore, vestivo in maniera quantomeno personale (e parecchio improbabile), leggevo "Il Mucchio Selvaggio" invece del terribile "Tutto musica e spettacolo", detestavo (ampiamente ricambiato) i miei coetanei che andavano in giro rigorosamente in Timberland e Moncler e l'unica "compilation di paninazzi" che ero solito "spararmi" erano le rosette con la mortadella che mi preparava mia madre. Rispetto ai canoni dell'epoca, in buona sostanza, ero uno sfigato e, chissà, probabilmente lo sono ancora, ma la cosa, ora come allora, mi riempie d'orgoglio. Odiavo letteralmente quel decennio vacuo e superficiale che stavamo vivendo, guardavo agli anni '60 e agli anni '70 come modello di vita e di comportamenti, non vedevo l'ora che finisse quell'orgia edonista e quando le inquietudini del grunge giunsero a spazzare via piumini, scarponcini, cinturoni, felpe e panini, abbracciai con entusiasmo la rivoluzione. Con gli anni ho progressivamente rivisto molte delle mie convinzioni sugli anni '80 e mi sono reso conto che, almeno musicalmente, avevano moltissimo da offrire: aggiungeteci anche l'inevitabile effetto nostalgia per il quale gli anni della propria adolescenza sono sempre i più belli a prescindere ed ecco che anche io, ribelle a quei tempi, ho cominciato a vagheggiare un'età dell'oro (che, peraltro, io non ho mai vissuto). La realtà è che i "mitici" anni '80 ci sono stati, ma in Inghilterra, con il post-punk, il goth, l'indie-pop, lo shoegaze e, in fondo perché no, anche il tanto vituperato (ma non privo di elementi interessanti) new romantic... in Italia degli anni '80 ci siamo beccati il peggio, le manifestazioni più vuote e deteriori che, a ben vedere, hanno gettato i semi per la deprimente deriva culturale e politica che, apparentemente nascosta durante gli anni '90, è riaffiorata come un fiume carsico in questo frammento di millennio... con i risultati che possiamo apprezzare oggi, leggendo le prime pagine dei giornali. Perché gli anni '80 italiani, quegli anni DI MERDA, diciamolo a lettere cubitali, non sono mai finiti, sono rimasti lì e probabilmente non ce ne libereremo mai, perché hanno profondamente mutato il dna di una nazione, trasformando i cittadini in consumatori e i giovani in idioti. Una testimonianza interessante, ma soprattutto agghiacciante, dei peggiori anni '80 italiani è senz'altro questo "Sposerò Simon Le Bon" che, all'epoca, ebbe un discreto successo e che evitai accuratamente di vedere perché in pratica rappresentava tutto ciò che odiavo. Ebbene: questo filmetto l'ho visto solo stanotte, complice l'insonnia, ben 25 anni dopo la sua uscita, per la curiosità di capire dopo tanto tempo cosa mi fossi perso all'epoca e anche, lo confesso, per quel pizzico di triste nostalgia senile alla quale prima facevo riferimento. Ed ecco che, magicamente, ho rivissuto quei giorni della mia adolescenza e, con essi, tutto il disprezzo che provavo per i figli di papà, vuoti e profondamente superficiali ed ignoranti che all'epoca sembrava fossero l'unico modo socialmente accettabile di essere adolescenti. Inutile elencare i difetti di un penoso ed irritante teen-movie, sorta di "Tempo delle Mele" de' noantri, girato in maniera pedestre con l'evidente limite di un budget risicatissimo (esilarante il dettaglio che, nonostante si parli di Duran Duran per un'ora e mezza, nella "colonna sonora", tutta composta da inascoltabili musichette apocrife, non c'è nemmeno una canzone del gruppo di Birmingham), recitato da cani da una combriccola di giovanissimi "attori" che, coerentemente con il "talento" palesato, non avrà mai un briciolo di successo (a parte ovviamente Gianmarco Tognazzi) e che utilizza il fanatismo di un gruppo di sgallettate per i Duran Duran per raccontare la rassicurante morale che, in fondo, le piccole follie fanno parte della gioventù, ma tanto poi si cresce e si matura... con l'unico dettaglio, che personalmente mi fa venire i brividi, che i giovani decerebrati raccontati nel film, una volta cresciuti, sono diventati la classe dirigente attuale... ed ecco che si spiegano tante cose del deprimente oggi che stiamo vivendo... voto pessimo.

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