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L'asso nella manica

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su L'asso nella manica

di passo8mmridotto
8 stelle

"Una tragedia non sono un migliaio di cinesi morti per una inondazione, ma una sola persona intrappolata in un buco sotterraneo".

Questa annotazione di Kirk Douglas, tratta dalla sua autobiografia "Il figlio di un venditore di stracci", è la sintesi parafilosofica pronunciata dal suo personaggio nel film "L'asso nella manica", uno dei capolavori di Billy Wilder, protagonista il giornalista Charles Tatum (Kirk Douglas) alla ricerca dello scoup della sua vita.

Si ritroverà davanti a una tragedia che metterà a dura prova le sue certezze ma che farà emergere drammaticamente tutta la sua arroganza, il suo cinismo e l'ineluttabilità della sua fine.

Il film fa riferimento a un fatto realmente accaduto negli anni '20, quando un uomo, alla ricerca di antiche tombe indiane, resta intrappolato in una cavità sotterranea. La vicenda suscitò molto scalpore negli Stati Uniti.

Tatum è reporter d'assalto presso un importante giornale dell'Est, licenziato a causa del suo carattere irriguardoso e indisciplinato, e per la propensione all'alcool e alle donne.

Attualmente in carica presso un piccolo quotidiano di Albuquerque, nel New Mexico, intravvede in quella improvvisa tragedia la possibilità di rimettersi in discussione.

Kirk Douglas domina la scena per tutta la durata del film (quasi due ore), realizzando una delle più belle performance della sua carriera.

Prima di cominciare le riprese, Douglas avveva frequentato assiduamente, per entrare nel personaggio, l' "Herald and Express" di Los Angeles, che arrivò a pubblicargli un articolo su un bambino che aveva inghiottito un pesce.

Il film di Wilder non ebbe vita facile, i giornali non lo apprezzarono e lo stroncarono, perche ritenevano che l'atteggiamento di Wilder verso il giornalismo fosse "cinico e fuorviante".

L'esordio fu scadente al botteghino, "Ace in the Hole" era il titolo originale, e il film fu ritirato, per essere poi ridistribuito dalla Paramount con un nuovo titolo, "The big Carnival".

Titolo molto più azzeccato, visto che sul luogo dell'incidente, raggiunto da migliaia di curiosi, era stato allestito un Luna Park, che diffondeva dagli altoparlanti le note della canzone "We're coming, Leo", ovviamente dedicata a Leo Minosa, il poero diavolo sepolto vivo nella cava.

Il melodramma di Wilder si esplicita e si rafforza nel rapporto conflittuale che si instaura tra il giornalista Tatum, Leo Minosa e la moglie della vittima, Lorraine (Jan Sterling): Douglas rischiò di uccidere la donna, sul set, per essersi calato eccessivamente nella parte. Doveva stringere una stola di pelliccia attorno al collo di Lorraine, lo fece con troppa irruenza, e Jan Sterling stava per morire soffocata.

Non vi è dubbio che Douglas abbia impersonato con rabbia e cattiveria il ruolo di Tatum, tanto che Samuele Fuller, che in gioventù era stato reporter, ebbe a dire: "E' il miglior ritratto di giornalista figlio di puttana mai apparso sullo schermo".

Ruolo decisamente importante, anche se in negativo, quello della brava Jan Sterling, moglie delusa e irrequieta, cinica non meno di di Tatum, interessata a far soldi dalla tragedia del marito, che comunque era già intenzionata a lasciare.

L'epilogo della triste vicenda è nero profondo, la morte lenta e inesorabile che incombe sul malfatato Minosa, Tatum che va incontro alla sua fine imprevista e drammatica, la moglie di Minosa che si allontana dal luogo della tragedia con i soldi ricavati dalla disgrazia del marito.

Grande film

di Wilder, superba fotografia di Charles B. Lang. 

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