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Absentia

Regia di Mike Flanagan vedi scheda film

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La recensione su Absentia

di maurizio73
3 stelle

Horror psicologico a tinte soprannaturali sul tema favolistico di una famosa leggenda norvegese che parla di capre e Troll, gioca al rimpallo delle responsabilità tra le mistificazioni del reale dovute all'inconscio e le dimensioni parallele di un universo olografico che convergono nello squallido sottopassaggio di un attraversamento autostradale.

Tricia è incinta del poliziotto che si occupa del caso di suo marito, scomparso misteriosamente sette anni prima. Quando la sorella Callie, si reca da lei per aiutarla per l'imminente trasloco, il marito ricompare all'improvviso gettando nello scompiglio la donna ed i suoi attuali progetti di vita. Qualcosa però non quadra: l'uomo appare fortemente debilitato e dice di essere stato rapito da una orripilante creatura tentacolare, per poi scomparire subito dopo. Testimone dell'accaduto è proprio Callie; ma nessuno le crede a causa dei suoi trascosi di tossicodipendenza. Poi però, scompare pure lei...

 

locandina

Absentia (2011): locandina

 

Certo raccontare una storia così sconclusionata è impresa improba, anche per chi voglia accogliere con benevolenza l'opera prima di un talentuoso regista che si appassiona facilmente alle ambivalenze della percezione e si finanzia con il crowdfunding di Kickstarter. Girato come un horror psicologico a tinte soprannaturali e sfruttando il nucleo favolistico di una famosa leggenda norvegese che parla di capre e Troll, il giovane Flanagan gioca al rimpallo delle responsabilità tra le mistificazioni del reale dovute ai brutti tiri dell'inconscio e le dimensioni parallele di un universo olografico che convergono nello squallido sottopassaggio di un attraversamento autostradale. Niente di nuovo sotto il sole della California, comprese le fisime di un immaginario in nuce fatto di apparizioni spettrali, psichiatri che postulano sogni ad occhi aperti, poliziotti che brancolano nel buio e sorelle che a stento tengono a bada i rispettivi sensi di colpa: praticamente una costante fissa di tutti i suoi lavori successivi. Quello che però potrebbe guadagnare nel trasformare la necessità dei pochi soldi nella virtù di atmosfere ambivalenti e angoscianti, se lo gioca nella piattezza sconfortante della messa in scena (punteggiata da un tema musicale scarno e monocorde), in un ritmo al limite della sostenibilità nervosa e soprattutto nell'approssimatezza di un copione pieno di strafalcioni narrativi e scompensi del registro, sfiorando a più riprese la banalità ed il ridicolo involontario. L'Absentia che pesa quindi, più che una logica narrativa che si rivela tale solo nella inevitabile fase della detection finale fatta di ricerche web e ritagli di giornale, è soprattutto quella di una coerente e credibile struttura cinematografica, che appare solo come l'accettabile abbozzo per un corometraggio universitario degno di miglior sorte (vedere per credere il successivo Oculus che sviluppava l'omonimo short film di qualche anno prima, oltre ad incentrarsi sullo specchio che compare in questo film, sic!). Ancora più inspiegabile è lo straordinario successo di critica, che ha avuto se non altro il merito di sottrarre il nostro dal tunnel (sottopasso?) senza uscita delle produzioni autofinanziate, lanciandolo nella sua fulgida carriera di regista de paura. Attrici tracagnotte (una realmente incinta) e visione sconsigliata agli amanti dei gatti: fanno una brutta fine.

 

Eat me Troll please, not now
only when I'm fatter (more)!

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