Regia di François Truffaut vedi scheda film
F:Truffaut, l’uomo che amava le donne, che viveva dedicandosi alla loro scoperta, e alla conquista condivisa di un’unione perfetta fra anima e corpo, sposta l’oggetto ossessionante del desiderio e lo eleva a soggetto assoluto invertendo i ruoli cardine fra preda e cacciatore. Sotto forma di un angelo vendicatore, la sposa in nero Julie ,interpretata da una fascinosa Jeanne Moreau, vuole farsi giustizia per la morte del marito avvenuta proprio nel giorno delle nozze davanti alla chiesa. Indicato a suo tempo come un film di ispirazione alla Hitchcock, La sposa in nero mantiene una linea vicina alla sensibilità europea nella caratterizzazione dei personaggi e meno formalizzata sulla trama per trattarsi di un noir, ma se dal celebre testo dell’intervista del regista francese al maestro del brivido, Truffaut definisce Hitch “colui che riesce a filmare stati d’animo senza esplicarli nel dialogo fino a rendere partecipe lo spettatore dei suoi pensieri,” la messa in scena e in particolare l’atmosfera intensa delle prime sequenze autorizzano a pensare una qualche forma di ispirazione abbastanza precisa. Chi può avere spezzato il sogno dell’amore e chi non può offrire un senso compiuto di giustizia? Ovviamente il genere maschile, e Julie nel compiere il suo percorso di morte riconosce vizi e debolezze dell’uomo e come se fossero auto collocati in gironi infernali, determina sentenze inappellabili anche quando verrà a sapere la completa verità sul tragico accadimento. Mentre la donna è portatrice di valori e di simboli ricorrenti, l’unico uomo a cui Truffaut offre qualche chance in più per sopravvivere un po’ più dignitosamente sarà il pittore Fergous, capace di sublimare con l’arte la figura femminile per cercare di scrutarne lo sguardo interiore e di conquistarne le fisicità. Il pittore conquistato dal mistero che sprigiona Julie la ritrae in tutti i modi ma come vuole il pensiero del regista,” l’altra” rimane sempre inafferrabile e sconosciuta, (per i limiti insondabili dell’uomo),custode in questo caso della sua anima nera che risolta la sua contraddizione esistenziale è volta a compiere fino in fondo la sua missione senza essere più disposta a nessun compromesso né sentimentale, né materiale. La storia si sviluppa per brevi istantanee, per frammenti che anche quando si conosce la verità sui fatti non diminuiscono la tensione e il ritmo del film, molto diverso dal primo noir del regista, Tirate sul pianista, che invece era molto più legato ai codici linguistici della Novelle Vague. La sposa in nero si avvale di un’ottima interpretazione della Moreau, gelida, impersonale, anche ironica, ma animata da un forte sentimento interiore, mentre le figure maschili contribuiscono a creare un totem di genere che pure con sfumature diverse non riescono a comunicare apertamente, in preda ai loro riti ossessivi ai quali non sanno sottrarsi. Pellicola non troppo apprezzata potrebbe essere stata presa in prestito da Q.Tarantino per Kill Bill in un’ideale e moderna trasformazione.
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