Regia di François Truffaut vedi scheda film
Quentin Tarantino, con Kill Bill, ne ha fatto un remake più pulp. L’originale, invece, La sposa in nero, appunto, è molto più freddo, calcolato, a tratti feroce, quasi glaciale. E soprattutto più bello. Racconta attorno alla vendetta letta e spietata di una sposa rimasta vedova immediatamente dopo il matrimonio: lo sposo, infatti, è stato ucciso sui gradini della chiesa a causa del colpo di fucile sparato da cinque scapoli annoiati. Ed ecco, allora, la ritorsione della donna che, uno alla volta, gli uccide tutti: uomini della borghesia quali il festaiolo Bliss, il bancario Coral, l’aspirante politico Morane, il losco Holmes e il pittore Fergus.
Con questo apologo duro e agghiacciante, François Truffaut omaggia esplicitamente le atmosfere nere e turbanti del suo idolo Hitchcock, ispirandosi ad un romanzo di William Irish. È, tutto sommato, un raffinato film di intrattenimento, un thriller molto inquietante che pone al centro della scena un personaggio femminile davvero memorabile. Jeanne Moreau è spietata e polare, brutale e disperata, eppure non si riesce a non provare nei suoi riguardi un briciolo di pietà. È una donna che, per causa di un gesto idiota, ha perso tutto e non se ne fa una ragione.
L’unico sollievo (apparente? Mica tanto) le viene rappresentato dalla vendetta, che, essendo piatto che si serve freddo, arriva d’improvviso e terribilmente. Se vogliamo esser sadici, l’assassinio più riuscito è l’avvelenamento del bancario ingenuotto, mentre quello più artificioso è il soffocamento del politico. Il più subdolo quello al pittore, innamoratosi di lei e verso cui la sposa prova un’attrazione. Il più dirompente, lo spintone nel vuoto a Bliss. Il più atroce, l’efferata e malata beffa finale a Holmes, in galera. Truffaut ha tanta pena per questa donna che manco riesce a far vedere l’ultimo tassello del progetto della sua protagonista. Insomma, un film stupendo.
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