Regia di Pál Gábor vedi scheda film
Tratto dall'omonimo romanzo di Enzo Lauretta, l'ultimo film di questo regista affronta la piaga sociale dell'emigrazione dal punto di vista di chi rimane: se il tentativo è certamente lodevole, non altrettanto può dirsi della messa in scena. Il risultato è un brutto dramma di impianto televisivo: dopo una prima parte abbastanza digeribile, la vicenda diventa di una lentezza esasperante. Qualche brivido erotico e un amaro confronto padre-figlio non bastano a farne un film riuscito.
Nella partitura di Piovani si possono rintracciare echi musicali di Nino Rota.
Brava e sensuale.
Discreto.
Bellissima. Prova accettabile.
Sufficiente.
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