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Sogni di gloria

Regia di Patrizio Gioffredi vedi scheda film

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La recensione su Sogni di gloria

di cheftony
8 stelle

 

Che ha questo ragazzo, signora? L'è un cencio! È malato?”

È cassintegrato.”

 

Giulio (Gabriele Pini) è un ragazzo 32enne di Prato depresso e immalinconito, lasciato dalla fidanzata e in cassa integrazione, con la ditta che ogni mese stabilisce con una surreale lotteria quale dipendente lavorerà di volta in volta.

Giulio, che non lavora ormai da mesi, vive con gli zii e l'anziana nonna, che si preoccupano per il nipote ciondolone. Più di tutte è la zia Giovanna, instancabile cattolica praticante, a preoccuparsi quando Giulio confessa di aver perso la fede e di volersi sbattezzare compilando e presentando in parrocchia da don Mariano (Riccardo Goretti) gli appositi moduli, in parte fomentato anche dai suoi amici. Per costringerlo a ritrovare la retta via, i parenti inscenano un piccolo dramma...

 

 

Gabriele Pini

Sogni di gloria (2013): Gabriele Pini

 

 

Eccola qui, la Santissima Trinità: briscola, scopa e tressette!”

 

Kan (Xiuhong Zhang), detto Giulio, è uno studente cinese di Viticoltura e Enologia residente a Prato, inspiegabilmente “abbordato” da una signora bislacca in treno che, ritenendolo un genio della matematica e dei giochi mnemonici, lo mette in contatto col fratello Maurino (Carlo Monni), incallito giocatore-allenatore di carte al bar. Maurino prende sotto la sua ala il timido Kan e lo inserisce in squadra per un torneo in cui schermaglie, rivalità e vecchi dissapori, d'affari e sentimentali, hanno una posta in gioco alta quanto e più di quella della briscola stessa (consistente in un prosciutto)...

 

 

Carlo Monni, Xiuhong Zhang

Sogni di gloria (2013): Carlo Monni, Xiuhong Zhang

 

 

Secondo lungometraggio dopo “La banda del brasiliano” per il collettivo pratese John Snellinberg, low-budget e con lo spirito anarcoide di chi fa cinema per divertimento, ma pure con delle idee e con un'ambizione a questo punto più che legittima, visto il buon riscontro ottenuto anche fuori Toscana da questo “Sogni di gloria”.

Si sa, la nostalgia è canaglia e la tentazione di rivedere il grande Carlo Monni, scomparso un anno fa, sarebbe stata comunque fortissima, ma il film non tradisce le attese: al di là dell'aspetto visivo, davvero curato, maturo e ricco di “colore” locale nonostante le location del pratese più disagiato, quello che fa maggiormente piacere è notare uno spirito vernacolare delicato e memore del periodo d'oro della commedia toscana.

I temi toccati, in verità, hanno portata piuttosto vasta (religione, precariato, crisi personale, ipocrisie, furbate) e il suddetto spirito è ben dosato e diviso fra la “serena malinconia” (di cui Francesco Nuti fu maestro) del primo beffardo episodio e la comicità più greve e popolana della seconda parte, dominata dal solito irresistibile Monni e dalle due sposine. “Sogni di gloria” fa riecheggiare molto più un “Berlinguer ti voglio bene” o un film di Benvenuti o di Monicelli, per capirci, piuttosto che un Pieraccioni piacione e snaturato: è sanguigno, genuino, opera di amatori decisi ad omaggiare i loro idoli dei bei tempi che furono.

I due episodi, girati a distanza di un paio di anni, sono discretamente collegati, della durata giusta e ottimamente interpretati da protagonisti e comprimari, fra i quali mi sento di citare il professionista Giorgio Colangeli, il prete fissato col Fantacalcio di Riccardo Goretti e l'inquietante Dome La Muerte (una specie di Alice Cooper pisano, così ad una prima occhiata), che ho scoperto essere un nome di punta dell'hardcore-punk italiano e che, fra l'altro, ha contribuito con un paio di pezzi a supportare la straordinaria colonna sonora originale dei Calibro 35, micidiale formazione milanese funk-jazz.

Sogni di gloria” è un piccolo e prezioso film, che fa venir voglia di recuperare “La banda del brasiliano” e che si spera possa aprire ulteriormente la strada a questi ragazzi.

 

Intervista di Maghella al regista Patrizio Gioffredi

 

Teaser trailer con le delicatissime sposine

 

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