Regia di Castellano & Pipolo vedi scheda film
ASSO (1981)
I film nei quali, quasi sempre in modo divertente, si tratta di persone passate a miglior vita cui è consentito tornare per qualche tempo tra i mortali, in spirito o, magari con altre sembianze, anche in corpo, ne ho veduti tanti: è un tema fra i miei preferiti.
Peraltro non ne ricordo alcuno, stranamente, in cui il trapassato che ottiene la proroga terrena sia una donna: se è mia dimenticanza o ignoranza segnalatemelo, per favore.
Sono comunque tanti questi film e dunque è praticamente impossibile non trovarvi qualche spunto preso da pellicole precedenti. Non riterrei quindi giustificato, almeno in questo caso, farne una "colpa" ai soggettisti sceneggiatori e registi Castellano e Pipolo, benchè considerati da taluno, a quel che leggo, degli abbonati, al punto da definirli ironicamente "la strana copia".
La vicenda da essi raccontata mi sembra anzi abbastanza originale: il "fantasma temporaneo" è un asso del gioco d'azzardo (Adriano Celentano) fatto fuori dal cattivo di turno (Renato Salvatori) a mezzo di un sicario (Luigi Magni) e sarà visibile solo dalla moglie (Edwige Fenech) perchè innamorata di lui.
Ma lo scopo del fantasma è proprio quello di trovare per lei un nuovo marito "come si deve" e lo individua in un ricco vedovo (Pippo Santonastaso) che è ancora sentimentalmente legato al ricordo della moglie perduta (Sylva Koscina).
Naturalmente finirà diversamente, ma tutto per il meglio.
Adriano, rispetto ai due suoi film che ho visto in queste settimane di vacanza (come mi ero ripromesso avendolo sempre pressochè ignorato come attore) è meno "molleggiato" e meno mattatore, ma non mi è sembrato un difetto per la commedia, a mio parere soprattutto perchè stavolta il ruolo della coprotagonista è di maggior spessore e soprattutto è interpretato BENISSIMO da Edwige: niente di memorabile nella parte, intendiamoci, ma a quel che ricordo una delle sue migliori interpretazioni sicuramente, mi ha fatto pensare che la si sarebbe potuta tranquillamente vedere in qualcuna delle mie amate commedie americane degli anni cinquanta, se non quaranta.
Purtroppo, l'umore con cui ho visto questo film non è stato della massima serenità: mi turbava vedere Salvatori "non più lui" come volto e come sguardo, chiaramente malato (da alcool, da diversi anni). Infatti questo fu il suo penultimo film; e poi il "povero ma bello" Renato ci lasciò nel 1988, a soli 55 anni per cirrosi epatica, che tristezza!
E nel 1986 fu colpito da infarto Luigi Magni - attore versatile e grande cabarettista (i "Gufi"!) - con conseguenze gravi: "quasi" ritiratosi dalle scene, una decina d'anni dopo un secondo infarto gli fu fatale, anch'egli poco più che cinquantenne.
La mia opinione su questa commedia, tutto sommato, è piuttosto positiva: sceneggiatura e regia curate, tutti gli attori all'altezza.
Si ride un po' meno (rispetto a "Innamorato pazzo"), però è piacevole e divertente, priva di volgarità e con una Fenech veramente brava. Sarebbe da tre stelle, ma le dedico mezza stella in più.
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