Regia di Walter Veltroni vedi scheda film
Fin dalle prime immagini, che ritraggono la sconcertante ignoranza di molti (non tutti) i giovani d'oggi che non hanno alcuna idea su chi fosse Berlinguer ("la mafia", "il presidente della Corea", rispondono), il primo film da regista di Walter Veltroni punta interamente sull'effetto nostalgia. Quando c'era Berlinguer, sembra suggerire implicitamente, eravamo un partito forte. E forse anche onesto, aggiungiamo noi, se non l'avessero rovinato persone come te, Uolter, trasformandolo in un partito di destra.
Il documentario, che pure si avvale di qualche scelta registica pregevole (il fluido passaggio dalle immagini di oggi a quelle di ieri), ricostruisce in maniera piuttosto didascalica la traiettoria politica di uno dei più noti segretari del Partito Comunista Italiano, il sardo che traghettò il partito di Gramsci e Togliatti verso la soglia del 34% dei voti, che lo portò alle vittorie nei referendum sul divorzio e l'aborto, che tentò la discussa via del compromesso storico con la DC nel tentativo non riuscito di arrivare finalmente a governare il Paese. Una traiettoria politica non sempre facile, come non furono facili i rapporti con l'Unione Sovietica, con la sinistra extraparlamentare e con il PSI di Craxi, che pur di non appoggiare il PCI scelse la strada del pentapartito (e della P2).
Proposto a 30 anni dalla morte di Berlinguer, il documentario si avvale di numerose testimonianze, tra le quali quelle discutibilissime della tracotante figlia Bianca (dal 2009 alla direzione del TG3) e del notissimo maître à penser Jovanotti, oltre che del migliorista Napolitano, che a Berlinguer fece una guerra costante all'interno del partito, e di Franceschini, che mette sul tappeto i durissimi rapporti tra le Brigate Rosse e il PCI. Un'elegia firmata da un noto frequentatore del cinema come forma culturale (sua una delle voci nel doppiaggio di Chicken Little e suo anche il romanzo dal quale è tratto Piano, solo), che tocca l'acme nella lunga sequenza finale, quella che ricostruisce la tragica morte del segretario del PCI avvenuta a Padova, nel 1984, all'indomani di un tour forsennato di comizi che misero il leader comunista a durissima prova. Ne seguirono funerali oceanici a S.Giovanni: inevitabili i lucciconi.
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