Regia di Walter Veltroni vedi scheda film
L’omaggio di uno che ha contribuito al declino di un partito che era Enrico Berlinguer e che dopo di lui ha cercato solo di cambiare identità per non averne alla fine nessuna. L’autocritica di morte del partito trent’anni dopo può rendere meno amaro il fatto che molti non sanno chi era il protagonista di questo documentario. Veltroni affronta subito il qualunquismo di un paese senza memoria che non può credere che quando c’era quello li la politica era una cosa seria e importante. Il politico deve apprezzare il suo popolo, la sua missione consiste nel vedere il futuro prima degli altri e provare a realizzarlo. Berlinguer amava ed era amato dalla sua gente, la retorica non c‘entra le immagini parlano da sole, basta guardare il suo ultimo tragico comizio, visto per la prima volta, ed è il momento migliore del film. Quell’atto finale è il sacrificio civile di un uomo appassionato del suo lavoro. Prima altre immagini già viste che mostrano una persona che credeva a quello che diceva che si alternano alle parole odierne di colleghi di partito e testimoni oculari delle ultime ore padovane. Quello che manca è il contesto nazionale e internazionale, che impediva con tutti i mezzi possibili leciti e illeciti a quel pezzo di paese di poter democraticamente aspirare alla guida politica dello stesso. Manca ancora quel paese moralmente inconciliabile con il resto dell’Italia che votava per il nulla ideologico e mafioso (Pasolini). Il cinema arriva solo alla fine, anzi dopo la fine, con le discussioni senza audio dei registi italiani, nessuno dei quali tenterà di immortalare quella figura così amata e rispettata. Quello che resta è la frase di Jovanotti che identifica la parola comunista con quella faccia, quei valori e quelle parole, che non avevano bisogno di questo documentario apprezzabile per il ritratto umano visto il rapporto del narratore con il narrato, che dice poco di nuovo di una figura per cui bastano le immagini di quell’undici giugno a Roma senza commento per delinearne l’importanza. Il regista meno adatto per il politico migliore.
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