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Quando c'era Berlinguer

Regia di Walter Veltroni vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Quando c'era Berlinguer

di Carlo Ceruti
6 stelle

Aggiunge ben poco a quanto già detto e sappiamo, ma è tutto sommato interessante.

E' difficile per me parlare di questo film senza fare apprezzamenti sull'uomo politico, sul PCI  e sul contesto attuale della società e soprattutto della sinistra (quel poco che ne resta) che ha dato origine a questo film. La prima riflessione che ho fatto, uscendo dalla sala, è stata sulla crisi ideologica (ma chiamare banali e scontate riflessioni del genere è un eufemismo) della sinistra, che continua a guardarsi indietro ed ad annegare nella nostalgia per coprire la mancanza d'ideali, di prospettive e di progetti che l'affligge attualmente; ma questa è una riflessione politica e lasciamola da parte, concentriamoci sul film.

Cos'è Quando c'era Berlinguer? A mio dire un'elegìa funebre, una celebrazione retorica di un mito della sinistra adorato e strumentalizzato a più non posso per coprire una mancanza d'ideali (odierna s'intende) clamorosa e per giustificare orride svolte centriste che hanno svuotato la sinistra (di cui il regista del film è uno dei primi colpevoli) dei suoi migliori valori. Ohibò sto ancora parlando di politica, torniamo al film.

Dicevo che il film è una celebrazione adorante di un mito della sinistra che, attraverso interviste ed immagini di repertorio, cerca di ricostruire la vita e l'operato politico del personaggio. Jovanotti potevano risparmiarselo certo, ma le interviste a Napolitano, Tortorella, Ingrao ecc. sono di certo interessanti e le immagini di repertorio colpiscono. Ma a parte questo c'è ben poco. Le caratteristiche private del personaggio vengono lasciate in superficie (certo non era facile approfondirle e non bastano certo due parole di Bianca Berlinguer, ma giacché dobbiamo fare un documentario su un uomo del genere non fermiamoci alla sterile celebrazione), la sua vita politica viene mostrata attraverso filmati reperibili su youtube (e talvolta anche in modo abbastanza confuso) e perciò il documentario sembra piuttosto incompiuto. E perciò cos'è questo film se non una celebrazione? Una celebrazione che passa attraverso le scene del funerale in cui migliaia di persone si disperano, attraverso le lacrime di un operaio padovano che l'ha visto praticamente morire, attraverso le parole di un uomo della sua scorta che dice quanto Berlinguer fosse stato straordinario. Un'elegìa appunto, di quelle che vedete spesso ai funerali in cui si dice che il defunto era tanto buono e giusto. Veltroni conosce il gusto del popolare, del retorico e, lo dico quasi con simpatia, della semplicità. E questo è Quando c'era Berlinguer un documentario semplice, che forse era più adatto ad un dvd, ad una prima serata, ma non alla sala cinematografica. Un documentario che non cerca d'indagare sulle ambiguità del personaggio e del rapporto tra psicologia e politica, ma che lo celebra sterilmente e che cerca d'attirare (fin dal titolo) l'attenzione dei comunisti e dei postcomunisti ma di nessun altro. Un film per gente di sinistra dall'animo semplice, nostalgico e delicato e che può piacere solo a loro. Un film per gente di sinistra delusa dalla politica ed in cerca di un ideale con cui identificarsi e che dice "Quando c'era Berlinguer, sì che erano bei tempi". Ecco cos'è, un film che sfrutta la delusione politica e la mancanza d'ideali della gente di sinistra.

Ma in fondo questo non è solo un film su Berlinguer, è un film sulla svolta democratica ed occidentale del PCI, su una società che negli anni '70 cambia, su un proletariato che muta radicalmente faccia ed aspirazione e che Berlinguer ha saputo genialmente intercettare pur continuando a definirsi comunista e facendo restare la sinistra nell'alveo dell'ideologia marxista senza stravolgimenti ideologici. Un uomo geniale e carismatico che ha saputo far sopravvivere e crescere un ideale in un'Italia a cui quell'ideale non serviva più, perché ormai malata di consumismo ed arrivismo; l'ha fatto sopravvivere al punto in cui quell'ideale s'è fuso con la sua stessa persona e quando la persona è morta, è morto anche l'ideale. La gente che piange ai suoi funerali, non piange solo lui, ma anche un ideale che, senza la sua persona, senza le condizioni naturali di sviluppo, è destinato per forza di cose all'oblìo. E difatti i suoi successori, non hanno fatto altro che stravolgere quest'ideale e svuotarlo, per cercare di accaparrarsi il consenso del 'nuovo proletariato' che di proletario ha ben poco e che ha rinunciato del tutto ad educare le masse, ma solo ad assecondarle. Ahia, sto ancora parlando di politica. Lo credo bene perché questo è un film politico. Ed allora tagliamo la testa al toro, tanto è dall'inizio che voglio farlo. Cosa penso io di Berlinguer? Io credo che sia stato uno degli uomini politici più straordinari mai venuti al mondo, uno degli uomini che ha fatto davvero capire agli altri cosa fosse davvero la politica e che essa non può essere disgiunta dalla moralità (ma dopo vent'anni di berlusconismo potrei sembrare un ridicolo buonista a dire queste cose), che ha coniato un concetto come austerità che è molto diverso dalle caz... (volevo dire sciocchezze) che ci propinano attualmente. Un'austerità che si rifletteva anche nel suo modo di parlare, di porsi verso gli altri, nel suo carisma gentile, quando oggi per farsi notare ed apprezzare bisogna spararle grosse (penso che sappiate a chi mi riferisco). Berlinguer è la nostalgia della buona politica, della politica fatta con onestà e moralità, della politica fatta d'ideali e non d'inciuci ed interessi. Un uomo talmente straordinario che è riuscito a rafforzare un partito straordinario (il PCI) anche quando le circostanze sociali e di classe gli erano avverse e che è riuscito (magari senza volerlo) a fondere un ideale complesso (e per certi versi contraddittorio) come il marxismo con la sua stessa persona pur di farlo sopravvivere mettendosi contro sia l'URSS sia gli USA. Un uomo i cui nobili ideali di confronto, di tolleranza e di democrazia, sono stati così strumentalizzati dalla più ipocrita ed imbecille sinistra dedita a mostruosi stravolgimenti ideologici ed ad imbarazzanti accordi, che lo avranno fatto rivoltare nella tomba dal 1991 ad oggi (perché con questa 'sinistra' sembra proprio non esserci limite al peggio, eppure le foto di Berlinguer campeggiano ancora nelle loro sezioni, d'altronde, per loro fortuna, i morti non parlano più). E lo ammetto le scene dei funerali ed il suo ultimo discorso mi hanno fatto piangere come un bambino. Ok ho parlato di politica, ma il problema è questo, è che Quando c'era Berlinguer è un film politico; un film politico che si rivolge a comunisti e postcomunisti ed a nessun altro. Per questo io l'ho visto, perché sono un comunista o postcomunista (sono indeciso se mettere il post o no, anche se le due correnti di pensiero in comune hanno solo una profonda crisi), per questo mi sono commosso, per questo l'ho guardato con interesse, per questo non mi ha annoiato; perché sono un comunista o postcomunista. Se non lo fossi stato il film mi sarebbe scivolato addosso indifferentemente: una celebrazione sterile, enfatica, superficiale e retorica e nulla più (lo si vede anche nella colonna sonora). Un film nostalgico creato da una politica becera e schifosa che guarda indietro e dice: "Quando c'era lui caro lei", ma a parte questo non fa nient'altro. Ma fortunatamente sono un comunista o postcomunista. Altrimenti ve lo sconsiglio proprio perché sarebbe come portare un ateo in chiesa. Perciò le mie tre stellette, sono solo un giudizio politico. Se dovessi però dare un voto a Berlinguer ed al PCI, non basterebbero tutte le stellette di questo mondo.

 

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