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Hands of Stone

Regia di Jonathan Jakubowicz vedi scheda film

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La recensione su Hands of Stone

di emil
6 stelle

La storia di Roberto "mani di pietra" Duran; la parabola umana prima che sportiva di uno dei più grandi pugili di tutti i tempi.

 

Il film diretto con brio e grinta dal regista purtroppo incanala in maniera abbastanza ovvia lo stereotipo del pugile che venendo dal nulla diviene campione , dilapida tutta la ricchezza ottenuta nel girone dell'opulenza, per poi riscattarsi all'ultima spiaggia. Interessante la riflessione sulla commercializzazione della boxe, diventata intrattenimento ad uso e consumo dello show business, attraverso il passaggio dai palazzetti gremiti alla tv, che ne ha innalzato la popolarità , ma allo stesso tempo è rea di aver prodotto pugili avidi e boriosi , in cerca solo di soldi e bella vita.

 

Riprese degli incontri che deludono un po', con continui tagli di montaggio e spezzoni di scontri corpo a corpo che non rendono giustizia al lavoro degli atleti in palestra , appannando un po' la visione generale dei match, quasi mai ripresi in campo largo. Siamo molto lontani dalla poesia di Alì , punto di poesia estrema, riferimento insuperato se parliamo squisitamente di tecnica (ma chi è che lo avvicina?)

 

Uno dei più grandi picchiatori nella storia del pugilato ma anche il miglior peso leggero della storia evidentemente dotato di ingegno e strategia ; il film batte molto sul " lavaggio del cervello" dell'allenatore Ray Archer (interpretato da un grintosissimo De Niro), capace di lavorare sulla psicologia dell'atleta e sulle dinamiche della "noble art", rivelando al proprio pupillo quanto sia in effetti uno sport di testa prima che di fisico.

 

Il biopic restituisce, senza mitizzarlo, il ritratto di un uomo complesso, rabbioso più che dolente, attraverso una messa in scena che pur non presentando picchi di drammaticità o tensione si attesta su standard sufficienti. Bravissimi gli interpreti; oltre De Niro, si segnala la buona prova del rapper Usher nei panni di Sugar Ray Leonard ( performance credibilissima, vedere per credere). Favoloso Edgar Ramirez, libero dai tatuaggi ingombranti di Point Break. Incantevole Ana de Armas nei panni di Felicidad ( moglie storica di Duran) , che rivedremo presto in Blade Runner 2049 di Villenueve.

 

Nulla di nuovo ma spettacolo godibile.

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