Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Prolissa e per certi versi melensa storia che narra l'ossessione di un'adolescente per il fighetto del paese che sembra innamorarsi di lei ma siccome è amore vero allora fa decidere al padre cosa fare e decide di andare all'università non prima di averla mollata per sfogare i suoi bassi istinti con qualche sciacquetta (vero amore, ricordiamolo). Il titolo del film compare in testa, poi in una poesia ed infine nella chiosa finale amara e forse per questo inattesa. Non credo servissero oltre due ore per dire tutto questo ma nel complesso scorrono persino bene nonostante i dialoghi molto banali, grazie alla buona sceneggiatura ed alle discrete prove attoriali. Al di là della storia, poco interessante, il film può essere utile per inquadrare certe tipologie sociali e certe mentalità che inibivano la sessualità dei giovani creando mostri di fragilità ma non è certo l'unico che ne parla e probabilmente nemmeno il migliore. Voto: 6.
Correggiamo subito la trama. I due non si amano, lei è ossessionata da lui e lui è incapace di amare persino se stesso figurarsi se può amare qualcun altro. Inoltre non sono i pregiudizi delle famiglie ad impedire il matrimonio ma semplicemente da un lato i pregiudizi impediscono a lei di fare sesso con lui e dall'altra l'invadenza del padre impedisce a lui di sposare lei PRIMA di essersi laureato a Yale (e che c'entrino i pregiudizi lo sa solo chi compila le trame).
Deliziosa e molto brava.
Non è il massimo ma nei momenti migliori, esce una grande espressività tra quelle due orecchie.
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