Regia di Alberto Rodriguez vedi scheda film
Entroterra spagnolo, 1980: la dittatura franchista è finita da cinque anni, ma come si sa, i regimi lasciano sempre strascichi. Anche nella mentalità delle persone, e nel loro passato, soprattutto: i due poliziotti Pedro e Juan indagano sulla sparizione di due adolescenti da un paese, ma quello che incontrano è reticenza, sospetto, diffidenza, poca o nessuna collaborazione. I due uomini sono molto diversi tra loro: uno è chiuso, serioso, fiducioso nel nuovo corso della Spagna e nella democrazia, l'altro è vitale, pratico, orfano del sistema e della Spagna in cui è cresciuto. Quello che scopriranno è molto grave, e spaventoso. "La isla minima" è stato insignito di molti premi, e ai Goya soprattutto, ha sbancato, portandosi a casa dieci statuetta su sedici candidature. Un thriller che mette a contrasto due caratteri opposti ( si pensa subito a "True detective", chiaro, ma il film è stato pensato e girato prima che il grande successo della tv USA uscisse), per inseguire la stessa Verità: i due uomini protagonisti non perdono occasione per rimarcare quanto la pensino diversamente, i metodi alieni l'uno all'altro, ma nel voler chiudere un caso riescono ad allearsi. Rodriguez, come è stato sottolineato da più di un critico, inverte un clichè: infatti il poliziotto con simpatie franchiste è quello che risulta più accattivante allo spettatore, sebbene tra i due ci sia qualcosa di travisato, una bugia che potrebbe portare a una rottura definitiva: il senso de "La isla minima" sembra essere un atto d'accusa, non solo a chi commetteva nefandezze per conto di Franco, ma anche e soprattutto a chi faceva finta di non sapere, celando una squallida connivenza con una palesata ignoranza. Un titolo che merita visione attenta, ben scandito e recitato, che avvince pur tenendo un passo mai frenetico, dosando al meglio scene d'azione e momenti di tensione.
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