Regia di Alberto Rodriguez vedi scheda film
La isla minima, un istmo di terra che è la fine di tutto. E’ lì, sotto una pioggia torrenziale che si consuma la resa dei conti. Il colpevole paga, ma giustizia non è completamente fatta. Non può essere, in un paese ancora alla ricerca di una identità. La Spagna è appena uscita della dittatura e tante ferite sono ancora aperte. Pedro, progressista ma chiuso in sé stesso, e Juan, con macchie sul passato ma aperto alla gente, si trovano a collaborare alla scomparsa di un paio di ragazze. Siamo in Andalusia, nel bel mezzo delle paludi, in una realtà contadina, i cui eventi scandiscono le stagioni. E’ tempo di vendemmia, il paese si rianima e il caso va risolto in fretta, cosicché il fiume possa tornare a scorrere tranquillo. E’ la foce del Guadalquivir, ma potrebbe essere il delta del Po o le paludi della Luisiana. Da tempo la realtà contadina ha imparato a convivere con i traffici illeciti e a chiudere gli occhi su scomparse e abusi di ragazzine. I due poliziotti di città si trovano di fronte a equilibri delicati, resi ancor più tesi dalla mutata realtà politica. I due sono lo specchio del vecchio e il nuovo, devono imparare a convivere non fidandosi completamente l’uno dell’altro. La Spagna è cambiata ma pur di giungere alla verità il progressista dovrà sporcarsi coi metodi del vecchio regime. Il finale, con Pedro che straccia le foto che inchiodano un giovane Juan, segna un’accettazione del passato, un guardare avanti che è la speranza di una giovane democrazia. Il paesaggio palustre ripreso dall’alto è un’intuizione geniale e ardita, mostra un territorio diseguale e ambiguo, aspro e paludoso, dove è facile impantanarsi ma da cui alla fine se ne viene fuori.
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