Espandi menu
cerca
La isla minima

Regia di Alberto Rodriguez vedi scheda film

Recensioni

L'autore

(spopola) 1726792

(spopola) 1726792

Iscritto dal 30 novembre -0001 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni -
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La isla minima

di (spopola) 1726792
8 stelle

Un ottimo noir tradizionale nell’impianto ma avvolto in una atmosfera malsana che vira verso le più ambigue tonalità del racconto politico, e dove la ricerca della verità sugli efferati crimini si sovrappone ad altre verità ancor più scomode e scottanti. Una delle gradite sorprese di fine anno

Molti  e tutti meritatissimi i riconoscimenti ricevuti da questa pellicola firmata dal regista andaluso Alberto Rodriguez (assoluta trionfatrice della ventinovesima edizione del premio Goya  con ben 10 trofei portati a casa  fra i quali  quello per il miglior film e quello per la miglior regia che si sono aggiunti agli altri due importanti riconoscimenti  che La isla minima aveva raccolto  al Festival di San Sebastiano dove  era stata presentata in concorso).

scena

La isla minima (2014): scena

Si tratta in effetti di un ottimo noir cucinato in salsa spagnola ambientato nelle paludi della zona del  Guadalquivir,  e più precisamente nei dintorni  di Isla Mayor (la provincia è dunque quella di Siviglia che è la stessa da cui proviene il regista - classe 1971 - il cui nome completo è Alberto Rodriguez  Librero già autore degli interessanti 7 virgenes, After e Unit 7 girati fra il 2005 e il 2012, ma come al solito poco visti e ancor meno conosciuti qui in Italia). Il film è impreziosito da una ambientazione davvero molto suggestiva ed è proprio su quella che il regista gioca le sue carte migliori (ed anche più originali). I paesaggi acquatici e bucolici magnificamente fotografati da Alex Catalan che fanno da cornice al racconto, rappresentano  infatti il vero elemento catalizzate e vincente (insieme al contesto storico, qui fondamentale)  che – più ancora del plot narrativo fine a se stesso abbastanza convenzionale per il genere - rende ambiguo e coinvolgente il risultato proprio perché capace di amplificare alla massima potenza l’atmosfera di tensione latente che il film trasmette allo spettatore e a far diventare più palese e disturbante  il clima morboso, malsano e angosciante che si respira intorno a questa storia  ambientata  nel settembre del 1980, e quindi già in era post-franchista, ma quando  la lunga, perniciosa  dittatura del bieco caudillo Francoera ancora ben fresca nella memoriadell’intero popolo spagnolo e ne condizionava ancora il pensiero anche con inaspettate punte di nostalgia che il regista ben stigmatizza,  come se i fantasmi del passato continuassero ancora a riecheggiare lugubremente con la loro pesante carica di sopraffazione.

Raúl Arévalo, Javier Gutiérrez

La isla minima (2014): Raúl Arévalo, Javier Gutiérrez

Javier Gutiérrez, Raúl Arévalo

La isla minima (2014): Javier Gutiérrez, Raúl Arévalo

In questo,il film potrebbe presentare qualche analogia tematica con il quasi contemporaneo El clan di Pablo Trapero, anch’esso ambientato poco dopo la caduta della dittatura argentina, poiché entrambi sembrano voler far sottolineare quanto l’ombra funesta della lunga notte della democrazia,  sia stata capace di incidere ben oltre la sua durata effettiva anche nel privato producendo effetti devastanti fra manipolazioni e abusi (esattamente come sta facendo – sia pure in altro modo ed altro stile – anche Pablo Larrain con il suo Cile.

Jesús Castro

La isla minima (2014): Jesús Castro

 

Il luogo esatto in cui prende vita e forma il racconto, è quello di un villaggio costruito sulle rive del fiume, una specie di terra maledetta circoscritta fra zone assetate e riarse e altre rese invece paludose da quel susseguirsi di canali che proprio dal fiume prendono origine.
E’  in questo paesaggio brullo e bruciato dal  sole dimenticato dagli uomini e da Dio dove anche la vegetazione scarseggia e  in cui non ci si può fidare di nessuno (e anche i muri delle case sembrano avere orecchie pronte ad ascoltare maldicenze e insinuazioni) che i corsi i d’acqua che lo attraversano e lo innervano finiscono per  creare un  contrasto  davvero singolare che arricchisce la storia di interessanti innesti lynchiani (indubbiamente ripresi e metabolizzati dal suo cinema, ma anche e soprattutto  dall’esperienza televisiva di Twin Peaks, ma rielaborati in maniera del tutto personale).

In questo contesto  un po’ stralunato,  nei giorni in cui il villaggio vive l’euforia della fiera annuale, due giovani ragazze , giudicate piuttosto “vivaci” (per usare un eufemismo) dai compaesani, spariscono misteriosamente  dopo essere state viste salire su  un’auto bianca.

Per provare a risolvere il caso che crea comunque tensione e nervosismo, arrivano così  dalla città due problematici poliziotti davvero male assortiti (che richiamano alla mente quelli della prima stagione di True Detective): il primo  è un ambizioso giovane in carriera  lanciato verso il successo (la cui ascesa però ha avuto una pesante battuta d’arresto a causa di un articolo sui metodi repressivi della polizia); il secondo è un cinico e provato  uomo più maturo con qualche affare losco sulle spalle e forse un passato poco cristallino al servizio del regime,  che eccede con l’alcol e le maniere forti (non proprio il massimo, insomma).

Considerata la disinvolta esuberanza delle due ragazze, all’inizio prevale l’ipotesi di una loro fuga volontaria, ma il dubbio rimane di brevissima durata perché dopo tre giorni, i loro corpi vengono invece ritrovati orrendamente seviziati.

Le indagini portano così a scoprire altri casi di scomparse analoghe verificatesi negli anni precedenti e rimasti irrisolti, legati fra loro da un analogo fil rouge che le accomuna (la “cattiva reputazione”, la voglia di lasciare il paese alla ricerca di un futuro migliore e soprattutto  il fatto di essere state  amiche  fra di  loro e tutte legate sia pure in tempi diversi , a un fustacchione locale considerato un poco il gallo del paese).

E’ chiara dunque che si tratta di azioni compiute da un serial killer, ed è in quella direzione che i due detective indirizzano le loro ricerche che porteranno a conclusione con successo pur  nella diffidente ostilità dell’ambiente  e nell’asprezza del paesaggio circostante: si potrebbe proprio dire nonostante tutto, poiché nello svolgimento dell’intricata indagine, dovranno fare i conti anche  con la propria sotterranea  conflittualità  che non è certo d’aiuto (una costruzione psicologica abbastanza sfaccettata che evidenzia qualche debito di riconoscenza  verso i romanzi di James Elroy, e in particolare, la sua The Black Dahlia).

Jesús Castro, Raúl Arévalo

La isla minima (2014): Jesús Castro, Raúl Arévalo

 

Potremmo dunque indicare La isla minima come uno di quei thriller magistralmente costruiti  che non lasciano un minuto di tregua allo spettatore, e che lo stringono in una mora ansiogena in crescente espansione e che proprio nel suo essere particolarmente inquietante, ha sollecitato in me quel rimando a Lynch nei confronti del quale Rodriguez  accumula molti segnali che mi sembrano di “riferimento certo”, come la veggente  che indirizza i poliziotti verso una fattoria abbandonata  o i sospetti che non risparmiano nessuno oltre alle tante “presenze” minacciose  che accompagnano tutta la storia.

Altri elementi di straordinaria rilevanza sono la strisciante misoginia dell’assunto e i contrasti insanabili che contrappuntano tutta la vicenda: (non solo quelli che dividono e contrappongono i due investigatori  cittadini ai poliziotti locali, perché questa divergenza di pensiero riguarda soprattutto il clima  generale, l’aria che si respira contaminata da un “vecchio” ancestrale difficile da abbandonare (la devozione a Franco per  esempio) e quel “nuovo” (la ritrovata libertà della democrazia) che stenta invece a decollare.

scena

La isla minima (2014): scena

Certamente un noir dunque, ma in pratica molto di più perché il film è anche lo specchio (accorato e veritiero) di una situazione  che il regista intelligentemente registra spesso e volentieri attraverso una cinepresa posizionata in alto, al fine di mantenere uno sguardo più lucido  e distaccato necessario per essere maggiormente  incisivo e veritiero:

Un’opera insomma che raccomando vivamente di vedere se a qualcuno (non è facilissimo) dovesse capitare di incrociarla sul proprio cammino di spettatore.

locandina

La isla minima (2014): locandina

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati