Regia di Richard Loncraine vedi scheda film
Non è un capolavoro, questo Alex e Ruth, e non è nemmeno lontanamente paragonabile al cinema intimista europeo (italiano), nè a certo cinema indipendente d'oltreoceano. Ma forse proprio in questo sta il suo pregio: non è un'opera di critica "dall'alto", ma dall'interno. I personaggi (e, forse, gli autori) vivono in una società di cui sono partecipi: non ne sono al di sopra, nè al di fuori. Artisti, o presunti tali, che avrebbero dovuto ergersi nell'Olimpo della società newyorchese ma che ne finiscono fagocitati.
Lo spaccato sociale che emerge è molto più interessante e significativo di quello individuale: il senso della vita sfuma dietro all'orizzonte delle imposizioni sociali e degli status symbol, e gli stessi protagonisti finiscono per esternare la confusione totale che domina ormai indisturbata le vite di tutti.
L'espediente narrativo migliore sembra essere nella vicenda di sfondo: la psicosi da attentato, pilotata, strumentalizzata e perfino indotta dai media. Media che viaggiano sì in televisione, ma ormai anche su computer: un bombardamento onnipresente che finisce per sortire il suo effetto, influenzando a tutti i livelli le vite delle persone e perfino i loro pensieri e le scelte.
Ecco, certo non è un capolavoro, questo Alex e Ruth, però merita una visione, attenta e critica, per stimolare qualche riflessionesul senso del nostro vivere e di quanto la libertà possa essere ingannevole, in una società vittima di se stessa e dei suoi falsi idoli.
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