Regia di Ciro Ceruti, Ciro Villano vedi scheda film
Cosimo e Damiano sono cognati; il primo è un truffatorello che vive alla giornata di espedienti, il secondo è un avvocato penalista. I loro destini, manco a dirlo, si incrociano proprio a un processo.
L’accoppiata formata dai due Ciro (Villano e Ceruti) ci riprova o, meglio, ci ricasca: come già per il debutto dietro e davanti alla macchina da presa, tre anni prima (Fallo per papà, 2011), anche questo La legge è uguale per tutti… forse rappresenta un timido e modestissimo esercizio di stile da parte di una coppia comica non esattamente esplosiva, ma che comunque dimostra di avere assimilato la lezione della scuola partenopea da cui proviene, quella sì dei Totò e Peppino, ma anche – più verosimilmente – di Vincenzo Salemme & co. Una premessa lunga, ma doverosa, alla luce di un lavoro che offre davvero poco di originale o anche soltanto interessante, ma che, va riconosciuto, si presenta altrettanto fieramente autarchico, cucito addosso ai due registi-sceneggiatori-interpreti e, soprattutto, autoironico quanto basta. Non ci sono pretese di sbancare il botteghino dietro a una piccola produzione come questa, bensì l’obiettivo più credibile pare quello di ampliare il pubblico del duo, trasportandolo su scala nazionale; e se il cinema effettivamente non contribuirà granché a tale scopo, ci penserà comunque il piccolo schermo: da quello stesso 2014 Ceruti e Villano figureranno infatti fra gli autori della fortunata trasmissione Rai Made in sud. Come già per il loro primo film, i due usufruiscono anche qui della supervisione registica di Leopoldo Pescatore; la confezione non è più di tanto curata e la storia non brilla per solidità; nel cast, fra gli altri, compaiono anche Gino Cogliandro (dei Trettré), Gianni Ciardo, Riccardo Garrone, Floriana De Martino, Marzio Honorato e Alex Adinolfi. 2,5/10.
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