Regia di Ciro Ceruti, Ciro Villano vedi scheda film
La legge (forse) è uguale per tutti, ma il cinema no. Non basta inserire un accumulo di sketch per funzionare davvero. Totò e Mastrocinque prima e Troisi poi dovrebbero aver mostrato come anche il semplice spunto di un gag verbale poteva diventare all’improvviso devastante, ma La legge è uguale per tutti… forse, è l’esempio di come queste lezioni siano evaporate nel nulla. Ciro Ceruti e Ciro Villano lavorano insieme da tempo. Hanno fatto spettacoli teatrali e sitcom come Fuori corso, di cui sono state trasmesse 204 puntate sull’emittente napoletana Canale 9 (i nomi dei personaggi di Cosimo e Damiano vengono da lì), e di questo film sono registi, sceneggiatori e protagonisti. Il primo è un piccolo truffatore coinvolto in un omicidio che non ha commesso. L’altro è suo cognato, avvocato penalista che anni prima ha fatto uscire di galera un ragazzo poi diventato il fidanzato della figlia. La trama poliziesca è però totalmente inconsistente, le storpiature linguistiche (giuramento di Ippopotamo invece di Ippocrate) e gli equivoci a doppio senso (si confonde l’avvocato Taormina con Palinuro) mettono solo a nudo un’imbarazzante povertà di idee. A confronto anche Il commissario Lo Gatto appare una vetta inarrivabile della commedia all’italiana. Soltanto il brano di Nino D’Angelo regala un brevissimo sussulto. Ma tentare una minima difesa, questo sì che sarebbe un reato.
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