Regia di Fariborz Kamkari vedi scheda film
Luoghi di culto che cedono alle attrazioni o tentazioni della civiltà occidentale: d'altronde in Occidente ci troviamo, almeno quello relativo e non geografico, troppo soggettivo; quell'ovest che caratterizza cultura e civiltà dell'emisfero “occidentale”, appunto, innovativo e aperto da un lato, ma pure corrotto e in balia delle tentazioni, se visto con sguardo (medio)orientale.
Quando la procace e disinvolta Zara, abbandonata da un marito violento e indebitato, viene messa alle strette e costretta a darsi lo sfratto dai locali ove conduce una avviato negozio di parrucchiera, affinché la comunità musulmana possa tornare ad avere in Venezia un suo luogo celebrativo dei propri rituali religiosi, si innesterà tra le donne del gruppo, una solidarietà accalorata e convinta che le vedrà opporsi ai dettami rigidi e inequivocabili, maschilisti ed intransigenti, ottusi e ciechi, portati avanti con obbedienza e devozione fin troppo miope dal giovane ed inesperto afgano Saladino e dal suo “soldato” occidentale, ma convertito per protesta, conosciuto come Bepi, ma ribattezzato per l'occasione Mustafa.
Pitza e datteri cerca i luoghi tipici, i colori ed i ritmi della commedia degli incontri e scontri etnici, dei borghi storici (una Venezia svenduta e pericolosa che diviene subito un cliché da cartolina illustrata un po' banale e scontata) dove culture differenti imparano a coesistere difendendo con orgoglio le reciproche diversità e contrasti di vedute; ma purtroppo il risultato finale è un guazzabuglio confuso e poco riuscito, dove ilarità e commedia leggera cercano di alternarsi a denuncia lieve e sottotono di problematiche umane di integrazione e rispetto che dovrebbero far riflettere.
Ma una regia confusa e poco centrata, ed attori anche bravissimi (Battiston su tutti e come sempre), o improvvisati (molti degli altri) lasciati abbandonati a se stessi e ad un copione che non riesce a stare in piedi, incespicando tra registro comico insistito e uno drammatico che al contrario resta da sfondo quasi invisibile, finiscono per dover fare i conti con una sciatteria ed una improvvisazione che lasciano davvero perplessi e disarmati.
Peccato perché probabilmente le intenzioni, almeno a livello concettuale, erano senz'altro buone e le motivazioni non meno percepite e condivisibili.
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