Regia di Osvaldo Civirani vedi scheda film
Viaggio di lavoro ai Caraibi per un ingegnere e sua moglie; la costruzione di una diga si sta facendo sempre più complicata anche a causa del malumore dei selvaggi del luogo. Presto la spedizione europea si ritrova ad avere a che fare con orge e voodoo.
La penultima regia di Civirani, principalmente noto come fotografo di scena, è questo prodottino hardcore miserrimo in quanto a mezzi e idee, pretestuosamente incorniciato in un esotico set caraibico. Ma l'avventura e il mistero sono solo un labile contenitore per una salva di sequenze pornografiche esplicite che mandano a quel paese qualsiasi pretesa di consequenzialità logica narrativa nella sceneggiatura del regista e di Francesco Milizia, da un soggetto di Tito Carpi; Chris Avram, Karin Schubert, Franco Ressel e Don Powell - tutti habituè del cinema di genere nostrano - sono i protagonisti dell'opera e anche da questa lista di nomi se ne capisce la scarsa consistenza. Non può mancare, naturalmente, l'accoppiamento saffico di rito in quegli anni di pellicole morbose, come questa, destinate a un pubblico di viziosi onanisti da sala di proiezione; peccato che Civirani decida di chiudere in questa maniera la sua carriera artistica dopo avere peraltro diretto, nei primi anni Settanta, una manciata di lavoretti con Ciccio & Franco: di sicuro materiale di bassissima qualità, ma altrettanto certamente di maggiore resa e perfino maggior spessore di questo infimo Il pavone nero. La colonna sonora di Coriolano Lallo Gori è abbastanza incomprensibile, fra rumorismo (echi di sirene della polizia in sottofondo per tutto il film) e pretenziosi, malriusciti agganci ai suoni tribali. 1/10.
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