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The Fighters - Addestramento di vita

Regia di Thomas Cailley vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Fighters - Addestramento di vita

di laulilla
8 stelle

Thomas Cailley ha presentato con successo questa sua opera prima a Cannes (2014) nella Quinzaine des réalisateur e in seguito ha ottenuto il César per il miglior film d’esordio, così come Adèle Haenel (migliore attrice) e Kévin Azaïs (miglior attore esordiente), premi indicativi delle notevoli qualità del film.

 

Checché se ne dica, vent’anni, nel nostro mondo, sono difficili da portare: di questo più volte si è occupata la cultura francese, da sempre attenta e sensibile ai tormenti dei giovani, oggi forse particolarmente acuti.

Questo film ne parla, raccontando la storia di Arnaud (Kévin Azaïs) e Madeleine (Adèle Haenel), entrambi incapaci di progettare il loro futuro secondo criteri di razionalità e buon senso.

Arnaud, in verità, avrebbe buone prospettive di inserirsi nell’avviata azienda paterna, soprattutto ora che, alla morte del padre, ci sarebbe bisogno di lui per aiutare il fratello più grande, rimasto solo a occuparsene.  Egli continua, tuttavia, ad aggirarsi intorno a uno stand dell’Esercito francese incerto se farsi reclutare come volontario.

A farlo decidere sarà il primo incontro – scontro, con Madeleine, bella ragazzona di famiglia benestante, che ha già deciso di mettere in un cassetto il prestigioso titolo di studio conseguito, che le aprirebbe forse molte possibilità di carriera, per dedicarsi ad apprendere tutto quanto può servire alla propria sopravvivenza, nel caso, più che probabile – secondo lei – che una catastrofe ecologica porti in breve tempo all’estinzione degli esseri viventi.

Sopravvivere all’assedio di un mondo sempre più ostile, sacrificando ogni forma di tenerezza e di dolcezza femminile, e temprarsi per resistere al peggio, dunque, è il progetto di Madeleine: l’esercito, con i suoi corsi di preparazione, potrebbe diventare un’utile palestra. Che fra i due possa nascere, al di là delle botte iniziali, un rapporto d’amore, è facilmente intuibile, ma il percorso di educazione sentimentale attraverso il quale avviene il cambiamento di lei costituisce una parte importante dello sviluppo del film, nel quale le regole rigide dell’organizzazione militare hanno un ruolo importante, pienamente comprensibile quando, a proprie spese, anche lei comprenderà la necessità di uscire dalle preoccupazioni per sé e l’importanza di aprirsi ai suoi coetanei fragili, inquieti e incerti, come lei, se non di più, del proprio futuro.

 

 

 

 

 

Thomas Cailley, regista esordiente nel lungometraggio, conduce il film con ironia indulgente e con sorridente simpatia nei confronti dei due giovani smarriti e quasi schiacciati dall’angoscia di mettersi in gioco in una società da cui si sentono rifiutati, come Madeleine, o poco compresi, come Arnaud. 

Questo non basta a spiegare il fascino di questo film, che nasce dall’analisi psicologica molto attenta nel cogliere la tenerezza quasi femminea di lui e l’ostinato volontarismo di lei (ai limiti del masochismo), che è però anche  un modo per  nascondere una femminilità indifesa, che non ha il coraggio di rivelarsi, ma che Arnaud ha intuito molto bene quasi subito.

Il regista oscilla fra la rappresentazione elegiaca della dolce e tranquilla vita nella campagna aquitana ai margini del bosco e la dimensione favolosa e simbolica della selva la quale molto limitatamente offre protezione: la sua apparente ospitalità cela insidie e agguati reali dai quali si esce meglio in due, aiutandosi e sostenendosi a vicenda, per vincere, per quanto possibile, la paura.

 

 

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